Le città in Purcell e Brecht-Weill
Bologna: Singolare d ittico per la lettura registica di Daniele Abbado.
25 marzo 2024 • 2 minuti di lettura
Bologna, Comunale Nouveau,
Die Sieben Todsünden, Dido and Æneas
16/03/2024 - 21/03/2024Il Teatro Comunale di Bologna recupera, nello spazio ‘nouveau’, parte di un progetto destinato alla sala storica, pensato dal regista D aniele Abbado quale discorso in tre tappe sull’idea di citt à , quella antica-primordiale (Cartagine prima di Roma, in D ido and Æ neas di Purcell) e quella moderna-capitalista (Die Sieben Tods ü nden di Brecht-Weill, un immorality play le cui stazioni toccano sette metropoli nordamericane). Il forzato adattamento al nuovo palcoscenico, assai schiacciato in altezza e non molto profondo, ha forse costretto meno in Brecht-Weill, dove codici visivo-gestuali da spettacolo leggero e differenti spazialit à d’azione (la doppia Anna – quella ‘danzata’ d i volta in volta alle prese con una variopinta societ à , la Famiglia sempre intronata in un perturbante divano) hanno ritrovato più agevolmente la loro declinazione, che in un D ido and Æ neas comunque elegantemente disegnato tra arcaico e attuale, peraltro, le mobilit à delle fonti del testo verbomusicale nel capolavoro di Purcell hanno permesso agli autori del testo spettacolare bolognese sia pregnanti opposizioni d i genere (maghe e streghe sono voci maschili), sia stimolanti innesti musicali registrati: quelli dai Cori di D idone di Nono meriterebbero perfino, con l’esecuzione live, un’estensione e una funzione più consistenti del sipario sonoro adottato, e Okanagon di Scelsi in chiave rituale evoca improvvisamente una magia degna della Medea cinematografica.
L’acustica della sala ha di nuovo aiutato poco in Purcell, non valorizzando - ad es. – l’alternanza dei diversi timbri del continuo; la prova vocalmente incerta delle due principali interpreti femminili ha fatto il resto (più in risalto, per nuance e piglio, i ruoli maschili, soprattutto Francesco Salvadori e Bruno Taddia). Tutto è filato meglio nella seconda parte, con Danielle de Niese – peraltro temibile la scelta di impegnarla anche come D i d one – più a suo agio nella trascolorante vocalit à di Brecht-Weill, benché una fonetica maggiormente scolpita di quel caratterizzante tedesco sarebbe stata apprezzabile; granitico e tagliente il quartetto della famiglia; plastica e insieme fluida la direzione di Marco Angius. Peccato che una piccola parte del pubblico abbia scelto di non godersi la bella realizzazione di Die Sieben Tods ü nden , ma nonostante le defezioni all’intervallo gli applausi finali sono stati assai convinti.