Laus Polyphoniae per Josquin Desprez

La grandiosa teologia musicale di Josquin Desprez si diffonde da Anversa

Cappella Pratensis
Cappella Pratensis
Recensione
classica
Anversa
Laus Polyphoniae
20 Agosto 2021 - 29 Agosto 2021

In quanti modi diversi Josquin ha saputo mettere in musica i testi dell’ordinarium missae? Per rispondere a questa domanda e per capire la grandezza di Josquin ci voleva il festival Laus Polyhoniae che ha saputo reagire ai limiti imposti dalla pandemia con grande lungimiranza, offrendo gratuitamente sul web sia i concerti svolti in presenza del pubblico, che i concerti documentari dedicati alle messe del Princeps musicorum realizzati per l’occasione del quinto centenario della sua morte, avvenuta il 27 agosto 1521.

Nonostante la sua fama si sia riverberata nel corso del tempo ammantandolo dell’aura leggendaria di primo compositore ricordato dopo la sua morte, la musica di Josquin non è conosciuta come meriterebbe e ora è possibile immergersi nel suo ricco e affascinante mondo musicale che sembra sospeso fuori dal tempo, e godere della bellezza assoluta delle tessiture contrappuntistiche dei suoi affreschi di arte sonora sacra.

Tornare ad ascoltare la musica dal vivo era indispensabile e insostituibile, ma date le limitazioni imposte dalle autorità sanitarie, l’aver saputo sfruttare le potenzialità della multimedialità online si è rivelata una intelligente strategia, che testimonia ancora una volta la capacità di questo Festival di puntare sulla qualità della musica proposta e di saper coniugare studio, ricerca e prassi esecutiva nel quadro di performance storicamente informate, senza cedere alla tentazione di cavalcare mode o tendenze. Molta sostanza e poca apparenza con l’elegante linea di sobrietà che lo caratterizza.

Dunque l’edizione ibrida del 2021 è iniziata online il 20 agosto alle ore 10.00 quando è apparso su sito di Amuz, l’istituzione che ha fatto di questa manifestazione una icona dell’arte polifonica dei Paesi Bassi, il primo docu-concerto dedicato alla meravigliosa Missa Ave maris stella eseguita dall’ensemble Cappella Pratensis.

Cappella Pratensis
Cappella Pratensis

Il gruppo ha poi presentato nei giorni seguenti due concerti live. Il primo dedicato alle opere di Josquin legate a Ferrara, e più che insistere sulla nota messa in onore del  duca Ercole d’Este, della quale ha eseguito solo il Kyrie e il Gloria, nel programma è stato dato maggior rilievo ai complessi e affascinanti mottetti Virgo salutiferi /Ave Maria e O admirabile commercium. Il secondo concerto, più breve ma altrettanto intenso e dedicato alla straordinaria capacità retorica nella enfatizzazione del testo che caratterizza l’arte di Joquin, è culminato nella esecuzione del mottetto Huc me sydereo / Planget eum a 4 voci. Per aiutare il pubblico a comprendere la maestria di Josquin nella sapiente articolazione della parola cantata, ciascun testo poetico è stato declamato prima della sua esecuzione musicale dalla voce registrata di Marco Beasley.

L’ensemble Cappella Pratensis, che si conferma una delle migliori formazioni dedite all’arte polifonica franco-fiamminga, è stato protagonista anche del quarto docu-concerto dedicato alla Missa Pange lingua, confermando la sua straordinaria qualità e la sua capacità di evidenziare le trame del contrappunto con grande chiarezza e con notevole intensità espressiva. Nel commento fatto da Stratton Bull, il direttore dell’ensemble, la capacità di elaborazione melodica di questa e delle altre messe di Josquin è giustamente paragonata, mutatis mutandis, a quella presente nelle sinfonie di Beethoven.

L’altro protagonista principale di questo Festival, l’impeccabile Huelgas Ensemble diretto da Paul van Nevel, ha inaugurato la serie di concerti dal vivo con un programma eterogeneo nel quale figuravano alcuni punti interrogativi tra parentesi a fianco di una parte dei titoli delle composizioni selezionate di Josquin des Prez. Questo deriva dai dubbi instillati dal saggio di Jesse Rodin, contenuto nel libretto del programma del Festival, che mette in discussione le attribuzioni correnti riducendo il numero di opere certe del compositore, ma in ogni caso il climax del concerto è apparso nel momento dell’esecuzione del mottetto Praeter rerum seriem di cui nessuno ha espresso dubbi sulla paternità.  L’ensemble ha poi presentato un secondo concerto live, anche esso miscellaneo e di intento commemorativo, durante il quale è stata eseguita per la prima volta la suggestiva composizione di Jörg Schnepel (1963), commissionata per l’occasione, sul testo del compianto scritto alla morte di Josquin, O mors inevitabilis, composto da Hieronymus Vinders.

Huelgas Ensemble è stato anche protagonista di due docu-concerti, uno dedicato alla Missa Malheur me bat, e l’altro alla Missa L’homme armé sexti toni. La prima è una splendida messa parodia nella quale risuonano frequentemente le voci della chanson omonima, in particolare nel Credo e nel Sanctus, con il punto di maggior complessità raggiunto nell’Agnus Dei, e caratterizzata da una malinconica dolcezza  splendidamente evocata dal consumato ensemble. La seconda è un noto esempio di destrezza contrappuntistica sul cantus firmus più utilizzato dai compositori rinascimentali.

Huelgas
Huelgas

Fra gli altri concerti in presenza del pubblico, quello di Vox Luminis è iniziato in una atmosfera di intenso raccoglimento suscitato dalla scrittura omoritmica di due mottetti, Tu lumen, tu splendor Patris e Tu solus qui facis mirabilia, nel quale è inserita la citazione della chanson di Ockeghem D’ung aultre amer, entrambi con il nome di Josquin seguito da un punto interrogativo per segnalare il dubbio della loro attribuzione. Certa invece è quella della Missa L’homme armé sexti toni che ha concluso il concerto, con il suo commovente Agnus Dei.

Molto diversi tra loro i tre concerti extra-muros che hanno riempito le serate prive di concerti live: inespressivo e monocorde quello di Stile Antico, registrato a York in presenza del pubblico, che ha appianato le differenti atmosfere dei mottetti Nymphes de bois e O mors inevitabilis (l’elegia di Vinders) e della Missa Sine nomine; interessante per l’eterogeneità del programma anche se discontinuo quello bostoniano di Blue Heron; lievemente estraniante quello del Vocal Ensemble Cappella, registrato a Tokio, dedicato alla Missa De beata Vergine intonata tra differenti monodie gregoriane del Proprio, con i cantori del gruppo giapponese che l’hanno accompagnata con chironomica grazia quasi danzando con le mani.

Il piccolo festival nel Festival, l’International Young Artist’s Presentation, si è svolto in forma statica nella chiesa di Sant’Agostino, che è l’auditorium di Amuz, in presenza del pubblico, rivelando i promettenti talenti musicali delle nuove generazioni. Dopo aver seguito, chi più chi meno, i consigli dei due allenatori, coaches, Raquel Andueza e Peter Van Heyghen, i giovani gruppi Amaconsort, UnderStories, Sponte Sua e Ibera Auri hanno fatto una bella figura e sono stati apprezzati dal pubblico e dagli addetti ai lavori, attenti a quanto di nuovo compare sulla scena della musica antica.

Dopo la giornata canonica dedicata a Josquin del 27 agosto, di cui sono stati protagonisti Cappella Pratensis e Huelgas Ensemble, gli ultimi due concerti dal vivo hanno concluso il Festival ibrido dedicato al Principe dei musicisti. L’ensemble Utopia lo ha celebrato con un intenso e dolente concerto incastonato tra le due parti della sua  ultima composizione, il mottetto Pater noster / Ave Maria, interpolando altre sue composizioni con il Requiem di Jean Richafort che probabilmente venne scritto in onore del maestro, e che in ogni caso contiene una citazione della sua chanson Faulte d’argent. La dimensione commemorativa del programma ha avuto come punti di forze le due versioni del compianto Musae Jovis scritto da Gerard Avidius messo in musica da Benedictus Appenzeller e da Nicolas Gombert.

Infine la sera del 29 agosto il Festival si è concluso con il concerto dell’ensemble Ratas del viejo Mundo, nel quale il particolare timbro della bandura, lo strumento tradizionale ucraino, ha contraddistinto l’originale programma costituito  sostanzialmente da trascrizioni strumentali di musiche di Josquin presenti nelle fonti iberiche.

Oltre a quelli citati tutti gli altri eventi e contributi sono ora disponibili online sul sito di Amuz e lo resteranno a lungo, anche perché nei prossimi mesi ai sette docu-concerti già presenti, se ne aggiungeranno altri cinque, prolungando idealmente questa edizione che ha segnato un momento importante nella storia di Laus Polyphoniae.

Il festival di musica antica di Anversa ha risposto creativamente ai limiti imposti dalla pandemia, offrendo insostituibili e preziosi strumenti per la conoscenza della straordinaria figura del compositore oltremontano i cui affreschi sonori pieni di colori e forme sono parte integrante del panorama della storia dell’arte rinascimentale italiana ed europea.

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