La fiera fiera

A Manresa la musica catalana ospita il mondo

Recensione
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Per un motivo che – non lo nascondo – potrebbe anche derivare da miei precedenti pregiudizi, tutto quello che in Catalogna è marcatamente “catalano” – dal cibo agli editori in lingua, fino all’esibizione orgogliosa della propria musica e tradizione – non ha il sapore strapaesano e kitsch che talvolta assume in Italia il discorso sulle regioni culturali indipendenti, o simile. Ovviamente qui non siamo in Italia: Manresa è un paesone dietro Barcellona: un po’ più di 75mila abitanti, un bel centro storico, una cattedrale. Ospita fino al 7 novembre la Fira Mediterrània, tra gli appuntamenti più importanti in Europa per le musiche del bacino del mare nostrum e per i professional in qualche modo ad esse legate. La chiave del successo è, forse, proprio questa: perché una fiera davvero fiera (e scusate il bisticcio) di essere catalana, nel celebrare la propria musica celebra in realtà quelle di tutti, esponendo le specificità locali come fossero tasselli di un mosaico più grande, e non oggetto d’interesse in sé. Ad esempio il Projecte Pandero di Guillem Ballaz, incentrato sulla valorizzazione del pandero quadrato (“il più grande tamburo a cornice quadrato al mondo si suona in Catalogna”, scopro). Tre voci per intonare delle specie di stornelli, con inserimenti intelligenti di sega musicale, percussioni varie, violino, chitarra e contrabbasso, anche con loop sovraincisi.

Oppure la "scoperta" di aree a cui – sempre per un qualche tipo di pregiudizio – uno non tende mai ad attribuire una “tradizione” musicale. È il caso delle isole baleari, nel mio personale immaginario legate a ben altro sound. Così suona come una piacevole scoperta il gruppo S’Albaida, da Menorca: otto musicisti (con in più il fiatista Xavi Lozano – capace di far suonare anche, e letteralmente, una stampella) con un sound da folk progressivo, acustico, con una parvenza rinascimentale e suoni – anche verbali – non poi così lontani dal mondo provenzale. Confesso: le sovrapposizioni nel programma sono tali che bisogna un po’ farsi guidare dal caso, o dall’istinto. Ho scelto S’Albaida perché, essendo sul mio stesso pullman, hanno impedito il mio sonno durante il trasferimento canticchiando tutto il tempo.

Così come potreste trovare nuovo piacere nell’ascoltare il qanun se uno dei vostri vicini di stanza fosse un virtuoso dello strumento (e proprio mentre cercate di recuperare, brevemente, il sonno perso sull’autobus): il tunisino Daly Triki è un virtuoso della cetra pizzicata, e superlativo è il progetto dell’Euromed Festival che lo lega al chitarrista polacco Andrzej Krosniak, al bassista ungherese David Torjak, al batterista serbo Goran Savic, al percussionista catalano Aleix Tobias e alla straordinaria cantante Paloma Povedano (già con Ojos de Brujo - nella foto). Fusion? Probabilmente, visto lo strapotere del virtuosismo ritmico e del basso fretless, ma di qualità e colore eccelsi, fra il flamenco cantato e incarnato da paloma, il jazz più “etno” e la rumba.

Parentesi serale al Kursaal, dove si esibisce la palestinese Rim Banna, fra gli headliner: voce splendida, insolitamente limpida, con una band (chitarra acustica, elettrica, basso, batteria) che suona smooth e pulita. "Pop" arabo adult oriented e di grandissima qualità.

Chiudo la nottata addentrandomi nella periferia di Manresa (come può avere una periferia una città di 75mila abitanti) per raggiungere il club Strojka, dove suona con Balkatalan Experience Jordi Urpi, giornalista e critico musicale catalano (anche noto come Dr. Batonga, anche noto come collaboratore catalano del “giornale della musica”). Irresistibile inno – via audio video - al kitsch balcanico riletto in chiave ispano-catalana, con ballerine di flamenco e altri curiosi personaggi; degna e surreale conclusione.
Immagine rimossa.

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