La fiaba di Lohengrin

Controverso il nuovo allestimento di Fanny&Alexander di Lohengrin a Bologna

Lohengrin (Foto Andrea Ranzi)
Lohengrin (Foto Andrea Ranzi)
Recensione
classica
Teatro Comunale di Bologna
Lohengrin
13 Novembre 2022 - 20 Novembre 2022

Lohengrin fu la prima opera wagneriana eseguita in Italia proprio a Bologna, ed è con lo stesso titolo che il Teatro Comunale saluta la sala Bibiena, che al termine delle recite di questo allestimento chiuderà per restauri fino al 2026.

Con Asher Fisch alla direzione e l’impianto scenico e registico affidato a Luigi De Angelis e Chiara Lagani di Fanny&Alexander, il nuovo Lohengrin bolognese evoca dei vaghi anni ’50 in cui il racconto cavalleresco del libretto viene riportato al livello della fiaba e del gioco d’infanzia (elemento che si rivela costante nelle loro letture). Dominano visivamente (a tratti in maniera anche invadente) proiezioni ad effetto. Alcune scelte sono molto forti e suscitano grande coinvolgimento nello spettatore, come il senso di disorientamento all’arrivo del cigno, a causa di un voluto glitch nella proiezione, oppure l’accensione delle luci in sala alla richiesta di un campione che salvi Elsa: può anche il pubblico essere partecipe di un dramma che si svolge sul palcoscenico? Può cambiare le sorti di un personaggio? Per un momento ce lo si chiede. A tali intensissimi momenti fanno da contraltare scelte ermetiche, che dimostrano sicuramente un approfondito lavoro su simboli e sottotesti, ma che rischiano di rimanere incomprese.

Il risultato scenicamente controverso è corroborato da alti e bassi nel cast vocale. Vincent Wolfsteiner è un Lohengrin un po’ pacioso e lontano dall’immaginario del cavaliere per antonomasia. Più attenti alle sfumature e alle dinamiche gli altri elementi: Elsa di Brabante era Martina Welschenbach, Telramund era Lucio Gallo e Ricarda Merbert una Ortrud dall’emissione sicura e fine. Severo e pienamente convincente anche Albert Dohmen quale Re Enrico l’Uccellatore. Al termine dello spettacolo, agli applausi all’unisono si sono sovrapposti vari, ma più contenuti, moti di protesta, e forse anche questo è un segno di uno spettacolo riuscito: quello che ha la capacità di sollevare provocazioni e di non lasciare indifferenti. Repliche fino al 20 novembre.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

I poco noti mottetti e i semisconosciuti versetti diretti da Flavio Colusso a Sant’Apollinare, dove Carissimi fu maestro di cappella per quasi mezzo secolo

classica

Arte concert propone l’opera Melancholia di Mikael Karlsson tratta dal film omonimo di Lars von Trier presentata con successo a Stoccolma nello scorso autunno

classica

Piace l’allestimento di McVicar, ottimo il mezzosoprano Lea Desandre