“La favorita” sul lettino autoptico

L’opera di Donizetti torna al teatro Regio di Parma dopo quarant’anni

“La favorita” (foto Roberto Ricci - Teatro Regio di Parma)
“La favorita” (foto Roberto Ricci - Teatro Regio di Parma)
Recensione
classica
Parma, Teatro Regio
La favorita
25 Febbraio 2022 - 27 Febbraio 2022

Dopo quarant’anni La favorita di Gaetano Donizetti torna al teatro Regio di Parma in un nuovo allestimento in coproduzione con il Teatro Municipale di Piacenza, dove ha debuttato lo scorso 18 febbraio.

Proposta nei giorni che in passato avrebbero ospitato la “stagione di Carnevale”, la lettura registica di Andrea Cigni – che abbiamo seguito in occasione della recita di venerdì 25 febbraio – vede nei costumi dei personaggi le maschere dei loro caratteri sociali, vere e proprie armature ideali che riflettono in pubblico i tratti ufficiali e più esteriori dei diversi ruoli tratteggiati dal libretto di Alphonse Royer e Gustave Vaëz, tradotto per la versione in italiano da Francesco Jannetti nel 1841.

Sappiamo come questa versione italiana sacrifichi non poco l’impianto e la natura drammaturgica dell’originale grand opéra La favorite, che ha debuttato con successo a Parigi nel dicembre 1840, a sua volta plasmato su un’opera precedente, L’ange de Nisida – pagina questa, peraltro, recentemente ricomposta e proposta per la prima volta in forma scenica – commissionata a Donizetti nel 1839 e mai eseguita a causa del fallimento del Théâtre de la Renaissance.

Un dato questo che comunque non snatura il segno teatrale generale che connota questa opera di Donizetti alla stregua di dramma dal carattere privato, quasi intimo, il quale, al di là delle coordinate storiche e ambientali, indaga i sentimenti profondi e se vogliamo contradditori dei protagonisti, lacerati tra l’amore e l’onore.

“La favorita” (foto Roberto Ricci - Teatro Regio di Parma)
“La favorita” (foto Roberto Ricci - Teatro Regio di Parma)

Un carattere, questo, che può agevolare una lettura drammaturgica attualizzata se non temporalmente astratta – si veda, per esempio, il riuscito allestimento dell’originale La Favorite della Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera del 2016, con la regia di Amélie Niermeyer e la direzione di Karel Mark Chichon – ma che non ha trovato in questa occasione piena efficacia.

La visione di Andrea Cigni, coadiuvata dalle scene di Dario Gessati, dai costumi di Tommaso Lagattolla e dalle luci di Fiammetta Baldiserri, non è riuscita infatti a mettere pienamente a fuoco un racconto teatrale che ha comunque bisogno di un segno che contestualizzi la narrazione, mentre in questo caso lo spazio mutante ma sempre uniforme e allineato con l’idea di teatro anatomico ha appiattito il recinto drammatico in una sorta di sfondo asettico.

Un impianto sul quale anche lo scavo analitico sui personaggi non è parso andare al di là di un tratteggio simbolico incarnato dai costumi dai colori decisi, tolti dalle teche e indossati dai diversi protagonisti.

In questo quadro, gli stessi personaggi, introdotti in scena distesi sul lettino autoptico, hanno abitato questa sorta di mondo sospeso grazie all’impegno di una compagine vocale un poco disomogenea composta da Simone Piazzola, un Alfonso XI di solida presenza, Anna Maria Chiuri, una Leonora efficace e solo alla fine un poco affaticata, Celso Albelo, un Fernando a tratti vocalmente scomposto e timbricamente poco allineato al personaggio, Simon Lim, un Baldassarre adeguato, e completata con buon impegno da Andrea Galli (Don Gasparo) e Renata Campanella (Ines).

“La favorita” (foto Roberto Ricci - Teatro Regio di Parma)
“La favorita” (foto Roberto Ricci - Teatro Regio di Parma)

Matteo Beltrami, sul podio dell’Orchestra Filarmonica Italiana e del Coro del Teatro Municipale di Piacenza preparato da Corrado Casati, ha tenuto assieme un impasto strumentale non sempre precisissimo e segnato da alcuni disallineamenti ritmici tra orchestra e coro, ma riuscendo comuque a condurre nel complesso il fluire dell’opera con passo funzionale.

Al termine dal pubblico applausi per cantanti e direttore, mentre il regista non era presente in proscenio per i saluti finali.

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