La denuncia di Dead Man Walking

Al Teatro Real di Madrid un coinvolgente allestimento di Dead man walking di Jake Heggie, convertitasi in  opera/denuncia contro la pena di morte.

Dead Man Walking (foto Javier del Real)
Dead Man Walking (foto Javier del Real)
Recensione
classica
Teatro Real, Madrid
Dead Man Walking
26 Gennaio 2018 - 09 Febbraio 2018

Un’opera come Dead Man Walking arriva a Madrid portandosi dietro tutta una serie di dibattiti sul tema della pena di morte; in più, con la presenza, alle conferenze stampa ed alla prima, dello stesso personaggio, che è stato protagonista e che ha portato alla luce questa vicenda, la monaca Helen Prejean. Un’opera contemporanea connotata fortemente dai suoi contenuti, i quali, inevitabilmente, vengono qui, questa volta, prima della musica. Il libretto, di forte impatto e di grande forza emotiva, non è infatti il pretesto per costruire un’opera musicale ma, al contrario, qui è la musica che, come in un film, è al completo servizio della narrazione, che, non a caso, inizia e finisce con azioni sceniche senza musica: quella dell’atroce delitto e quella, altrettanto atroce, dell’esecuzione della condanna. Se la musica di Jake Heggie, fortemente influenzata dai modelli bernsteiniani, si caratterizza per una scrittura orchestrale di notevole perizia, ricchezza timbrica, pulsività ritmica e ampi slanci lirici, il canto è forse la parte meno interessante della sua scrittura, senza arie e che si articola spesso come una sorta di melologo. Non mancano momenti corali di grande forza e clangore timbrico così come duetti e concertati di incalzante emotività, così come suggestive evocazioni blues, della tradizione folk americana e citazioni di Elvis Presley. La direzione musicale di Mark Wigglesworth è improntata fin dall’inizio a conferire alla narrazione questa forte enfasi drammatica, con una ritmica e colori orchestrali fortemente marcati. Pregevole la regia che riesce ad attanagliare emotivamente con un’attenta conduzione dei ruoli attorali, primi fra tutti quella della protagonista, perennemente sulla scena, un’ottima e coinvolgente Joyce Di Donato, e Michael Mayes, nel ruolo del condannato. Oltre I due protagonisti, perfettamente a loro agio anche sul piano vocale è da segnalare la prestazione di Measha Brueggergosman, nel ruolo di Sorella Rose, di particolare brillantezza. Pubblico partecipe e concentrato che, alla fine, ha acclamato con un crescendo di applausi tutto il numeroso cast, fino ad una vera e propria ovazione per la Di Donato e Mayes.

 

 

 

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