La conclusione del Festival di Ambronay

L'ultima settimana del festival di musica antica francese, tra Lione e l'Abbazia di Ambronay

Ambronay, foto di Bertrand Pichene
Coro e orchestra Ghislieri (foto di Bertrand Pichene)
Recensione
classica
Abbazia di Ambronay
Festival di Ambronay
14 Settembre 2018 - 07 Ottobre 2018

Nell’ultima settimana del Festival di Ambronay la città di Lione è stata coinvolta nell’affascinante e misterioso mondo della musica antica grazie a uno spettacolo rappresentato per quattro sere di seguito nel Theatre de la Croix-Rousse, che è il nome del quartiere collinare bohémien lionese.

L’apparente semplicità del suo titolo, Songs, poteva far pensare a un recital lievemente teatralizzato di musiche inglesi del XVII secolo, ma niente di più ingannevole poiché in realtà le canzoni dei compositori vissuti nel turbolento periodo che intercorre tra la scomparsa di Dowland e l’avvento di Purcell erano inserite nella trama onirica e surreale di uno spettacolo che a tratti prendeva il sopravvento sulla musica e che allo stesso tempo trasformava i musicisti e i cantanti in attori costantemente presenti sulla scena a interagire con le due attrici protagoniste, Margot Alexandre e Sarah Le Picard, con la regia di Samuel Achace.

Una voluta confusione e sospensione tra passato e presente e una frizione tra il francese declamato e l’inglese cantato nella stramba storia di un imminente matrimonio con le dinamiche e le tensioni famigliari tra due sorelle, di cui una era la sposa, e la madre (la cantante), con un inizio sorprendente quando i teli bianchi che coprivano l’ampio palcoscenico sono scivolati lentamente per scomparire dietro al fondo scena, rivelando i musicisti dell’ensemble Correspondance, già ascoltati in precedenza ma non visibili, che suonavano come addormentati e dunque in sogno mentre la straordinaria Lucile Richardot cantava Care-charming sleep di Robert Johnson. Lo spettacolo affascinante e spiazzante, ispirato dalla eterogeneità della tradizione britannica del masque per gli spunti di comicità anche se a tratti amari, forse alludendo anche ad una Euridice che non voleva sposarsi con un Orfeo assente ma evocato nella dimensione pastorale e arcadica dei songs, ha richiamato un pubblico eterogeneo sia per età che per interessi, attirato dalla novità di questa creazione che conferma le eccellenti qualità musicali dell’ensemble diretto da Sébastien Daucé.

Con uno degli appuntamenti più attesi dell’ultimo fine settimana del Festival, la prima esecuzione in tempi moderni della tragédie en musique in cinque atti Sémiramis di André Cardinal Destouches, si è passati dalla musica teatralizzata al teatro musicale in forma di concerto. Trecento anni dopo la sua creazione l’originale e interessante partitura ha pienamente confermato le doti del compositore figlio di un facoltoso mercante parigino, che prima di entrare a far parte dell’entourage artistico di corte era stato moschettiere della compagnia reale – si racconta scoprendo il proprio talento musicale negli accampamenti militari – e ancora prima aveva viaggiato al seguito di un padre gesuita nel Siam. La tragica leggenda della regina di Babilonia, adattata dal poeta Pierre-Charles Roy, grazie al genio di Destouches è risuonata in tutta la sua reiterata drammaticità attraverso l’ininterrotto flusso di recitativi, ariosi e arie, quasi indistinguibili l’uno dall’altro per via di un trattamento musicale ricco di sfumature e di alternanze timbriche dell’accompagnamento e sostegno strumentale.

Dietro la calorosa ed energica performance del giovane ensemble Les Ombres, diretto da Sylvain Sartre e Margaux Blanchard, e dell’eccellente Choeur du Concert Spirituel preparato da Hervé Niquet, si è percepito l’accurato lavoro di preparazione, basato sulla partitura completa manoscritta e sulla stampa della partition reduite, che ha dato risalto sia ai recitativi particolarmente musicali ed espressivi, che alle originali danze strumentali presenti in ciascun atto della tragédie che si potrà ascoltare su France Musique il 14 ottobre alle ore 20. Tra le quattro voci soliste di Judith Van Wanroij, Emmanuelle de Negri, Mathias Vidal  e João Fernandes, rispettivamente Sémiramis, Amestris, Arsane e Zoroastre, si sono distinte le prime due e in particolare la seconda per la straordinaria capacità espressiva con la quale saputo sottolineare gli incisi di ogni verso di questo teatro musicale di parola praticamente privo di azione.

Il risultato estremamente positivo di questa intensa serata musicale è l’evidente frutto della lungimirante attività formativa del Centre Culturel de Rencontre d’Ambronay (CCR), sia nei confronti degli interpreti che del pubblico, e nella conversazione che ha preceduto l’esecuzione dell’opera di Destouches, la cui affascinante figura in questi ultimi anni sta emergendo dall’ombra proiettata dalla fama postuma di Lully e Rameau, il flautista e la violista che hanno formato Les Ombres nel 2008 dopo aver completato gli studi presso la Schola Cantorum di Basilea, hanno ricordato come l’interesse nei confronti di questo repertorio sia nato  grazie alla Académie Baroque Européenne di Ambronay, da loro frequentata  tra il 2005 e il 2007.

Nel penultimo giorno del Festival, reiterando e declinando il tema di questa edizione – Vibrations: Cosmos – si sono svolti diversi eventi a ritmo serrato, a cominciare dal  concerto di Hopkinson Smith dedicato alla musica inglese di epoca elisabettiana. Nella grande chiesa abbaziale di Ambronay la poetica delicatezza del suono del suo  liuto ha purificato l’udito e predisposto gli animi degli ascoltatori al viaggio immaginario attraverso lo spazio e il tempo proposto dalla affascinante conversazione di Hubert Reeves, astrofisico e divulgatore scientifico di origine canadese. Partendo dalla astronomia e dalle scoperte che hanno progressivamente permesso di comprendere l’età e l’espansione dell’universo, e accennando alla formazione della materia e al relativo sviluppo degli esseri viventi, Reeves ha parlato del potere costruttivo e distruttivo dell’intelligenza umana, e dello stato attuale delle risorse del nostro pianeta e dei cambiamenti climatici. Concludendo il suo discorso con una breve ed essenziale riflessione sui fondamenti dell’ecologia, ha ricordato che solo vivendo in armonia con la natura è possibile garantire la sopravvivenza del genere umano. Il senso di smarrimento e di meraviglia di fronte agli incommensurabili ordini di grandezza dell’universo e la trepidazione delle domande sul mistero dell’esistenza hanno trovato conforto nelle preghiere, invocazioni, e suppliche rivolte a Dio presenti nelle musiche proposte da Le Concert Étranger diretto da Itay Jedlin, prevalentemente dedicato a mottetti di Samuel Scheidt e Andreas Hammerschmidt. La giornata "cosmica" si è conclusa con due concerti radicalmente diversi. Il primo, estetizzante, di Mariana Flores e Quito Gato dedicato alle figure femminili evocate nel canzoniere popolare argentino, e il secondo, intimistico, eseguito dal Sollazzo Ensemble, che ha presentato musiche della Ars Nova nelle quali sono evocati gli astri.

Dopo aver dato la buonanotte la sera precedente, il giovane ensemble Sollazzo diretto da Anna Danilevskaia ha dato avvio all’ultima giornata del festival, partecipando alla Messa del mattino celebrata nella chiesa abbaziale, intonando una composita serie di canti del Proprio e dell’Ordinario. Dopo essere stato sostenuto dal progetto europeo Eeemerging tra il 2015 e il 2017, ed aver vinto il concorso di York il gruppo è ora sotto l’ala protettrice del CCR che ha curato anche una sua recente incisione discografica. Un altro giovane ensemble, Il Quadro Animato, che è entrato far parte del progetto di sostegno lo scorso anno, ha presentato un concerto di musiche del Settecento, e a conclusione di questa edizione il Coro e Orchestra Ghislieri, che è un importante partner della Accademia Barocca di Ambronay, ha eseguito brillantemente due intense  composizioni ricche di pathos e di profonda sensibilità musicale.

Nella prima, il Dixit Dominus a 4 concertato di Niccolò Jommelli, tra i versi del salmo regale distribuiti tra il coro e i solisti con una luminosa alternanza di colori e di volumi sonori, sono risaltate l’effusione lirica del “Tecum principium” e il dialogo contrappuntistico tra i soli e il coro del “Juravit Dominus”. Forti e affascinanti contrasti messi bene in risalto anche nella Messa in re di Pergolesi, costituita dai soli Kyrie e Gloria, inedita fino a quando lo scorso anno Giulio Prandi l’ha eseguita con il suo gruppo e incisa per l’Arcana. Il concerto registrato da France Musique verrà messo in onda in una data che verrà annunciata prossimamente sul sito del CCR

Festeggiando la conclusione della presente edizione in molti si sono domandati che cosa riserverà il programma del prossimo anno, quando si celebreranno i quarant'anni di esistenza di questo dinamico e accogliente Festival che ha contribuito a trasformare l’Abbazia di Ambronay in uno dei principali centri europei di diffusione della musica antica.

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