La Broadway di Cole Porter a Ravenna Festival
Per la prima volta in Italia il capolavoro Kiss me, Kate nell'edizione originale, recentemente ricostruita da Opera North
Kiss me, Kate è una musical comedy, scritta con il meccanismo da catena di montaggio in uso a Broadway: qualcuno – in questo caso Bella e Samuel Spewack – scriveva i testi da recitare, qualcun altro le lyrics, cioè i versi delle parti cantate e un altro ancora le metteva in musica: questa volta di questi due compiti s'incaricò la stessa persona, Cole Porter. Poi, durante le prove, si facevano aggiustamenti di ogni sorta, come adattare le danze alle esigenze del coreografo e cambiare le tonalità delle parti cantate per adattarle all'estensione vocale degli interpreti.
Nel frattempo qualcun altro ancora si occupava di gran carriera dell'orchestrazione: in questo caso fu Robert Russell Bennett, che presto si rese conto che non sarebbe riuscito a finire nelle due settimane che gli erano state concesse, quindi delegò parte del lavoro a Don Walker. Eppure ne venne fuori un capolavoro, che però ben presto cominciò ad essere sconciato. Ogni volta che veniva ripreso da compagnie professionali o amatoriali, il testo e la musica erano rimaneggiati in ogni modo e le parti originali venivano sovrascritte, cancellate, perse, cestinate. Ma qualche anno fa in una pila di fogli ingialliti è stato ritrovato il manoscritto dell'orchestrazione originale e partendo da lì si è riusciti a ricostruire Kiss me, Kate com'era, o quasi. Ora è giunta per la prima volta in Italia nell'allestimento di Opera North, che ha sede a Leeds e circuita i suoi spettacoli a Manchester e Liverpool e in questo caso anche a Cardiff, Londra e altrove. Si è ascoltato – lo abbiamo già detto – un capolavoro che, mutatis mutandis, ha la sofisticata concezione teatrale di Strauss (Richard), l'ironia di Rossini e l'eleganza di Mozart.
L'dea di partenza è l'espediente certamente non nuovo del teatro nel teatro. Una compagnia teatrale americana di livello tutt'altro che eccelso mette in scena La Bisbetica domata di Shakespeare e gli attori passano in continuazione dalla vita reale alla finzione teatrale, intrecciando e confondendo spesso e volentieri i due piani. Fin qui niente di straordinario, ma in continuazione fioriscono songs, cori e balletti irresistibili e frizzanti trovate teatrali. Per esempio, una coppia di gangster non deve mai perdere di vista il protagonista, che è in debito col loro boss, e quindi s'insinua anche nella commedia shakespeariana. Oppure si cita il rapporto Kinsley, che era uscito proprio nel 1948 e di cui tutti parlavano: quindi molte allusioni sessuali, spregiudicate ma mai volgari, che nell'Italia di allora sarebbero state impensabili. E molte parodie: dell'operetta viennese, della canzone napoletana e della scena della pazzia della Lucia di Lammermoor, che viene a proposito quando Caterina, la protagonista della commedia shakespeariana, fa una delle sue scene da pazza.
Forse tutto questo non sarebbe sembrato così magico senza l'allestimento, perfettamente calibrato tra rigore professionale e scatenata vivacità, portato a Ravenna Festival da Opera North. Il coro e l'orchestra di un teatro d'opera – abituati però a eseguire anche operette e commedie musicali – assicurano un livello musicale difficilemente raggiungibile da un teatro "leggero".
Per gli ottimi cantanti-attori-ballerini che hanno interpretato i numerosissimi personaggi e per il corpo di ballo si è potuto attingere alla ricca tradizione britannica in campo di musical comedy. I due protagonisti erano stati invece pensati da Cole Porter per due cantanti d'opera e sono stati affidati al soprano Stephanie Corley e al baritono Quirijn de Lang, brava lei, superlativo lui: entrambi non solo cantavano ma recitavano e ballavano come attori e ballerini veri. James Holmes ha diretto con precisione, gusto e soprattutto leggerezza, qualità indispensabili a questo genere musicale, in cui calcare la mano sarebbe mortale. Altrettanto fondamentale la realizzazione teatrale, affidata alla regista Jo Davies, allo scenografo e costumista Colin Richmond e al coreografo Will Tuckett, che hanno ripreso quello che doveva essere lo spirito della musical comedy nel 1948, realizzando uno spettacolo non sofisticato o intellettualistico ma vivace, scorrevole, con un ritmo teatrale che non conosce un attimo di pausa.
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