Katharina e le insidie del nuovo

Non si può negare a Katharina Wagner un certo coraggio: pur giocando in casa, offre una lettura provocatoria dei "Meistersinger" che la mette in rotta di collisione con il conservatore pubblico di Bayreuth. E cade, ma con dignità. Le vere delusioni sono però soprattutto musicali, con una compagnia con troppi difetti e una direzione musicale che non concede nient'altro che una prova di solida ma generica professionalità.

Recensione
classica
Bayreuth Festspiele Bayreuth
Richard Wagner
04 Agosto 2007
Inutile negare che l'interesse di questo spettacolo era lei, Katharina Wagner. Per la sua prima prova importante come regista, Wagner non fa nulla che non sia la norma nei teatri tedeschi: dismette l'originale e lo sostituisce con un nuovo progetto drammaturgico attorno al quale costruisce lo spettacolo. Con il drammaturgo Robert Sollich, elabora un concetto, per nulla rivoluzionario, che riflette sul ruolo dell'arte nella società e soprattutto sulla tensione fra tradizione e rinnovamento, condizione vitale per l'esistenza stessa dell'arte. Su queste premesse, racconta l'involuzione di Walther von Stolzing da artista antisistema a gattopardesco campione delle vecchie regole. Maieuta è l'intellettuale tormentato Hans Sachs che, dopo la rivolta del secondo atto, sceglie di difendere le vecchie regole e si afferma come inquietante uomo forte di un nuovo ordine. Lontanissimo dalla caricatura tradizionale, anche il Beckmesser intellettuale alla moda, impotente vittima del regime di Sachs. Wagner monta uno spettacolo discontinuo di giovanilistica energia e sfrontata irruenza, oggetto e soggetto al contempo del tema di cui si dibatte nell'opera, con singolare e riuscito gioco di specchi. "Ovviamente" cade, ma con dignità. Le note dolenti sono soprattutto sul piano musicale. Compagnia di canto molto diseguale, nella quale convincono pienamente solo l'autorevole Beckmesser di Michael Volle e il focoso Walther di Klaus Florian Vogt. Convincono meno l'opaco Sachs di Franz Hawlata e l'inesistente Eva di Amanda Mace. Delude anche la direzione di Sebastian Weigle, che rinuncia ad imporre la musica come protagonista della serata. E questo nonostante possa contare su magnifici strumenti quali la formidabile orchestra del Festival e lo strepitoso coro, preparato da Eberhard Friedrich.

Note: Il ruolo di Walther von Stoltzing è sostenuto da Klaus Florian Voigt (e non Robert Dean Smith).

Interpreti: Franz Hawlata (Hans Sachs), Artur Korn (Veit Pogner), Charles Reid (Kunz Vogelgesang), Rainer Zaun (Konrad Nachtigall), Michael Volle (Sixtus Beckmesser), Markus Eiche (Fritz Kothner), Edward Randall (Balthasar Zorn), Hans-Jürgen Lazar (Ulrich Eisslinger), Stefan Knispel-Heibach (Augustin Moser), Martin Snell (Hermann Ortel), Andreas Macco (Hans Schwarz), Diógenes Randes (Hans Foltz), Robert Dean Smith (Walther von Stolzing), Norbert Ernst (David), Amanda Mace (Eva), Carola Guber (Magdalene), Friedemann Röhlig (Ein Nachtwächter)

Regia: Katharina Wagner

Scene: Tilo Steffens

Costumi: Michaela Barth

Orchestra: Das Festspielorchester

Direttore: Sebastian Weigle

Coro: Der Festspielchor

Maestro Coro: Eberhard Friedrich

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