Il trauma di Arsace

Semiramide firmata da Graham Vick e con la splendida direzione di Michele Mariotti sul podio dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai ha inaugurato il Rossini Opera Festival

Semiramide
Semiramide
Recensione
classica
Pesaro
Rossini Opera Festival
11 Agosto 2019 - 23 Agosto 2019

Un adolescente innamorato che disegna un cuore su un muro pensando all’amata (Arsace), un ragazzo che in ginocchio chiede perdono al padre (Siveno), un ricco pretendente con un naso finto che si sente preso in giro (Buralicchio). Esistono tre mondi, tre situazioni, tre personaggi più lontani di questi? Eppure sono tutti “personaggi” di Rossini, dimostrazione pratica e reale di un genio che sapeva farci piangere, riflettere e ridere: se il compito del Rossini Opera Festival di Pesaro, giunto quest’anno al 40° anno di vita, è mettere in luce la grandezza del compositore pesarese l’obiettivo è stato centrato in pieno. Semiramide, Demetrio e Polibio e L’equivoco stravagante sono tre facce della stessa sapienza compositiva, che avesse 18, 19 o 31 anni.

 

La Semiramide inaugurale firmata Graham Vick più che a Voltaire guarda a Shakespeare e a Freud: nella nostra contemporaneità Semiramide è una working girl in tailleur pantaloni che con Assur forma una coppia che ci ricorda Macbeth e Lady Macbeth (e il duetto del secondo atto sottolinea benissimo il loro rapporto sadomaso), mentre Arsace (anche lui/lei in tailleur pantaloni e tacchi a spillo perché Vick non vuole  un ruolo en travesti) vive nel ricordo del trauma che, bambino, gli ha portato via il padre ed ecco allora il lettino della sua camera, l’orsacchiotto gigante, il disegno infantile di una donna con un coltello insanguinato (va beh, Nino è stato avvelenato ma i traumi sono traumi) e di un re morto. Degno del commendatore mozartiano è invece l’ingresso dell’Ombra di Nino nel finale primo: entra, si siede, e con un leggero colpetto sulla gamba fa segno alla moglie assassina di sedersi sulle sue ginocchia: può esserci qualcosa di più agghiacciante? Insomma Vick ha tante idee ma non tutte appaiono chiare al pubblico perché a volte l’effetto è di sovrabbondanza, ma sa muovere meravigliosamente cantanti e coro: basti la scena della follia di Assur con le pareti che si muovono e cercano di schiacciarlo.

Il cast è di altissimo livello a partire dalle due splendide protagoniste: Salome Jicia (Semiramide) e  Varduhi Abrahamyan (Arsace), Nahuel Di Pierro è un Assur mai apparso così assetato di potere eppure anche così pavido,  Antonino Siragusa scala con tranquillità l’impervio ruolo di Idreno. La prova dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai è splendida: Michele Mariotti sottolinea ogni sfumatura della partitura, qui proposta nella versione integrale, e allora puoi già sentire Tell o Trovatore, ma soprattutto senti ogni respiro, ogni suono al servizio della drammaturgia rossiniana. Trionfo per cast e direttore, buh mirati a Vick e Co.

 

E’ invece una riproposta il Demetrio e Polibio firmato da Davide Livermore nel 2010 e ripreso da Alessandra Premoli: la trama è assolutamente improponibile (in confronto la vicenda del Trovatore sembra Cappuccetto Rosso) e allora il regista sceglie il gioco del teatro nel teatro ambientando il tutto su un palcoscenico tra attrezzisti e file di costumi con giochi di illusionismo e un doppio per ogni personaggio: sul podio della Filarmonica Gioachino Rossini c'è Paolo Arrivabeni, buona la prova di Jessica Pratt, Juan Francisco Gatell e Riccardo Fassi, ma la vera sorpresa è Cecilia Molinari perfettamente a suo agio nel ruolo di Siveno  (l’aria di supplica al padre era commozione pura).

Per raccontare un’altra storia incredibile, quel “censurabile” Equivoco Stravagante che venne bloccato dopo tre recite dalla polizia bolognese, i registi Moshe Leiser e Patrice Caurier si rifanno alle caricature di Honoré Daumier e allora ecco nasi finti e sederi spropositati, ma il gioco finisce lì e la comicità è tutta in mano di Rossini tra doppi sensi e burle con l’ottima prova di Paolo Bordogna, Teresa Jervolino e Davide Luciano. Attenta la direzione di Carlo Rizzi sul podio dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai.

 

E poi, tra una presentazione e un concerto, il melomane in Pesaro non può non andare al Museo Nazionale Rossini appena inaugurato: video, lettere, quadri, partiture autografe, computer interattivi con quiz e puzzle, insomma un RossiniWorld dove si impara divertendosi.

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