Il toccante Mahler di Chung
Alla Scala la Nona con la Filarmonica
Il silenzio richiesto, come di regola, da Myung-Whun Chung al termine della Nona di Mahler sarebbe durato anche più a lungo se il direttore non avesse abbassato le braccia. Tale è stata la tensione in sala dopo il lento svanire del pianissimo degli archi che, con la sua carica emotiva, rende inopportuni gli applausi immediati. Esecuzioni di tale livello sono rare ed è stato un privilegio ascoltare e vedere la Filarmonica della Scala al gran completo assecondare i gesti essenziali del direttore coreano. Ogni dettaglio della partitura è risultato cesellato con estremo rigore, dai mormorii sospesi alle acide irruzioni dei fiati, ai pieni orchestrali sempre compatti in un fluire naturale attraverso le trasformazioni continue. Si è soliti sottolineare come i quattro movimenti della Nona mahleriana siano discontinui, isolati anche dalle loro diverse tonalità, ciò nonostante Myung-Whun Chung ha dato la sensazione di saperli fondere in una visione unitaria; per esempio smussando le ferree scansioni del Ländler del secondo movimento e trasformando i contrasti quasi formassero la struttura portante dell'intera composizione. A questo risultato inaudito si è aggiunto poi qualcosa di più, di contingente. La Nona, che si dissolve nell'ineluttabilità dell'addio, in questa occasione è sembrata andare oltre l'intenzione del compositore, allargandosi a richiami continui agli eventi bellici in corso. Il senso di morte percepito dall'ascoltatore ha lasciato pochi spiragli alla serenità, all'abbandono, e lo stesso Myung-Whun Chung ha dato segno di averlo percepito. Perché l'estenuante tensione tenuta salda e implacabile nel quarto movimento è rimasta segnata dal desiderio di una chiusura definitiva al mondo esistente. Senza rimpianti, quasi un auspicio per allontanare spettri ancora peggiori.
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