Il teatro nel teatro di Adriana

Scala: Cilea con la regia di McVicar

Adriana Lecouvreur (Foto Brescia e Amisano)
Adriana Lecouvreur (Foto Brescia e Amisano)
Recensione
classica
Teatro alla Scala, Milano
Adriana Lecouvreur
04 Marzo 2022 - 19 Marzo 2022

L'allestimento dell'Adriana Lecouvreur firmato da David McVicar nasce nel 2010 al Covent Garden, frutto di una coproduzione con la Wiener Staats­­oper quando era ancora sovrintendente Dominique Meyer, alla quale si sono aggiunti il Gran Teatre del Liceu, l'Opéra National de Paris, la San Francisco Opera e naturalmente la Scala, che ora lo ospita con la regia originaria ripresa da Justin Way. Lo spettacolo è quanto di più tradizionale si possa immaginare; tutto perfettamente in regola, costumi, arredi Luigi XV, per la gioia del pubblico a proprio agio col déjà vu, sorretto princialmente dall'inevitabile gioco del teatro nel teatro, rappresentato anche fisicamente dal palco rotante di una ipotetica Comédie Française. Due soli momenti stupiscono lo spettatore (ma per merito di Cilea), quando la protagonista sul podio mima il monologo muto commentato dal recitativo di Michonnet, elegantemente composto da motivi già ascoltati. L'altro quando Adriana recita il testo della Fedra e sugli ultimi versi prende a cantare, perché in entrambi i casi la finzione è al massimo grado e permette l'incrocio di linguaggi diversi. Per il resto tutto risulta funzionale ma polveroso, come i camerini degli attori della Comédie. Sul podio Giampaolo Bisanti, direttore musicale del Petruzzelli e dell'Opéra Royal de Wallonie, al suo esordio scaligero, che ha dimostrato di saper coordinare con massima precisione palcoscenico e buca, privilegiando i passaggi orchestrali magniloquenti a quelli più intimistici, che risultano talvolta poco delicati. Maria Agresta, che sostituisce in tutte le repliche Anna Netrebko (rinunciataria dopo l'uscita di scena di Gergiev dalla Dama di picche), ha dato prova di voce generosa, ben impersonando la diva quando si muove in pubblico, ma rimanendo totalmente estranea ai tormenti intimi della donna. Yusif Eyvazov come Maurizio dispone di un'importante presenza scenica ed è vocalmente a proprio agio, mentre Anita Rachvelishvili (principessa di Bouillon) dal timbro sempre caldo è talvolta apparsa un po' affaticata (a pieno diritto visto che ha appena partorito). Chi è parso l'interprete ideale di Michonnet è invece Alessandro Corbelli (lo impersona fin dall'esordio al Covent Garden), sempre in equilibrio perfetto fra arguzia e tristezza, anche nelle brevi controscene mute.

A fine serata applausi per tutti (assente Anita Rachvelishvili alla quale è doveroso augurare una rapida ripresa), con Yusiv Eyvazov che si è addirittura inginocchiato a ringraziare, forse perché temeva qualche contestazione per via del forfait "diplomatico" della moglie Anna Netrebko.


 

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Napoli: per il Maggio della Musica

classica

Nuova opera sul dramma dell’emigrazione

classica

Al Theater Basel L’incoronazione di Poppea di Monteverdi e il Requiem di Mozart in versione scenica