Il Sor Giulio

MITO per Ricordi

Recensione
classica
Il profilo culturale di una città è determinato da chi ci vive, ci studia e ci lavora. Fra i tanti personaggi che hanno indiscutibilmente contribuito al carattere di Milano, alla sua fama in Italia e nel mondo, la famiglia Ricordi merita senza dubbio un posto d'onore. Doveroso, dunque, anche se un po' controcorrente rispetto alla generale attenzione del pubblico, il tributo di MITO Settembremusica alla figura di Giulio Ricordi (morto il 6 giugno di un secolo fa) con una conferenza a lui dedicata nella splendida cornice della Biblioteca Braidense. Figlio di Tito I, Giulio fu più che un mero imprenditore musicale: fu un padre e un amico per i tanti compositori che lavorarono per lui (su tutti Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini); fu un animatore della cultura italiana dell'epoca attraverso le pagine della rivista della casa («Musica e musicisti» prima e «Ars et labor» poi), dove furono ospitati nomi come Boito, Praga, Serao, Fogazzaro, De Amicis; fu egli stesso musicista e compositore, con degnissimi successi quale quello tributatogli per l'operetta «La secchia rapita» del 1910. Una figura che affascina non soltanto per la vicenda umana in sé (già sufficiente a desiderare un maggiore approfondimento) ma anche per tutto un mondo, ormai scomparso, che a quella vicenda si lega. Un mondo ricostruito sapientemente da Stefano Baia Curioni nel suo volume «Mercanti dell'Opera» (Il Saggiatore), dedicato proprio alla storia della famiglia Ricordi e motivo scatenante della conferenza del 19 settembre, alla quale hanno partecipato Luca Formenton, Claudio Ricordi, Emilio Sala ed Enzo Restagno. Alle letture provenienti dal saggio di Baia Curioni si sono affiancati riflessioni più generali sullo stato di salute dell'editoria e sul rapporto fra istituzioni e cultura (complici forse anche i rapidi saluti di Stefano Boeri, Assessore alla Cultura di Milano, e Giuliano Pisapia), senza dimenticare ovviamente i personali ricordi dell'erede Claudio sulla famiglia e sul lungo cammino fatto per incoraggiare la riscoperta di una figura così importante come quella di Giulio. Ma soprattutto, a farla da padrona, la musica: un bel programma di brani provenienti dal catalogo dell'imprenditore musicista a dimostrazione del suo gusto eclettico e della sua profonda consocenza della musica del passato e del suo tempo. Al pubblico è stata data dunque la possibilità di ascoltare pagine per pianoforte solo («Romance Poudrée», «Le rêve de l'Odalisque», «Il racconto della nonna», «Fantaisie Hongroise»), per voce e pianoforte («Trascrizioni di canti popolari lombardi e arie d'opera» e una selezione di brani tratti da «Tapis d'orient» e «La Secchia Rapita») e per quartetto («Quartetto per archi in sol maggiore op. 129»). Un vero peccato che non si sia approfittato dell'occasione per effettuare delle registrazioni dal vivo, considerata la pressoché nulla circolazione discografica di cui gode la musica di Giulio Ricordi. Ma in attesa di nuovi studi e scoperte, non resta che dirsi: «A caval donato...».

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