Il Signor Bruschino torna in laguna

Successo per la ripresa al Teatro La Fenice dell’allestimento della farsa in un atto in occasione dell’anno rossiniano

Il Signor Bruschino (foto Michele Crosera)
Il Signor Bruschino (foto Michele Crosera)
Recensione
classica
Venezia, Teatro La Fenice
Il Signor Bruschino di Rossini
27 Aprile 2018 - 04 Maggio 2018

 Se Il barbiere di Siviglia è da anni un appuntamento fisso nel repertorio delle stagioni “alla tedesca” del Teatro La Fenice, per la seconda ripresa del Signor Bruschino l’occasione è il Progetto Rossini del teatro veneziano, che attraversa la stagione e culminerà in autunno con la nuova produzione della Semiramide, l’opera del congedo dall’Italia e dalla città che aveva fatto conoscere per prima il suo genio creativo.

La farsa in un atto del ventenne Rossini, l’ultima delle cinque composte per il veneziano Teatro di San Moisè, torna nell’allestimento realizzato nel 2015 in collaborazione con gli studenti della Scuola di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Venezia. Pur nella sua semplicità, lo spettacolo firmato da Bepi Morassi non ha perso in freschezza e spirito. L’idea del teatro nel teatro suggerita già dalla sinfonia con gli interpreti in abiti quotidiani in proscenio, non è troppo insistita e cede rapidamente il posto a una narrazione tradizionale e lineare, con farcitura di gag, del consueto plot della ragazza promessa da un tirannico tutore a un uomo che non ama, complicato da scambi di persona e equivoci a catena che si sciolgono nell’ imprescindibile lieto fine. Tradizionale è anche l’ispirazione delle scene da libro pop-up di Erika Muraro e appena più creativi i costumi fra contemporaneo e primo Ottocento di Nathan Marin, che si concede anche qualche divertita stravaganza per l’apparizione di Sofia a cavallo e in corazza cavalleresca nella gran scena di “Ah, donate il caro sposo” (con finale di fuochi d’artificio e non solo vocali) e per i delegati di polizia in tenuta marionettistica.

In buona parte rinnovato, il cast di questo Bruschino presenta molte voci giovani, che funzionano bene nell’insieme. Giovani sono Giulia Bolcato, una Sofia spigliata ma ancora acerba, che non ha ancora il nervo della primadonna del giovane Rossini, e Francisco Brito, un Florville focoso ma non del tutto comodo nella fiorita scrittura tenorile rossiniana. Convincono di più il Bruschino padre di Filippo Fontana e soprattutto il Gaudenzio di Omar Montanari, buffo con misura e cantante vero. Completano efficacemente il cast Andrea Patucelli, l farsesco e smemorato locandiere Filiberto, lo spiritoso Christian Collia nel doppio ruolo del delegato di polizia e di Bruschino figlio, e Giovanna Donadini come Marianna.

La direzione musicale è assicurata da Alvise Casellati, che impone un passo delicato da commedia sentimentale più che quello spedito della farsa. È però molto preciso nel mettere in rilevo le raffinatezze strumentali dell’orchestrazione rossiniana, eseguite dai bravi strumentisti dell’Orchestra del Teatro La Fenice. Al fortepiano Roberta Ferrari accompagna i recitativi con spiritosi intarsi citazionisti del Rossini peccatore senile.

Teatro La Fenice al gran completo e molti applausi.

 

 

 

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