Il Marin Faliero ritrovato

Recuperato, per l'apertura della stagione 2002 del Regio di Parma, il Marin Faliero di Donizetti. Preceduto di qualche giorno da una conferenza di studio attorno a quest'opera, il nuovo allestimento ha dimostrato tutto l'interesse per questo dramma musicale dimenticato, rivelandone, a mio avviso, anche caratteristiche inaspettate (ruolo di Elena). Molto bene i quattro protagonisti, Pertusi, Devia, Servile e Blake. Efficace la direzione musicale di Datone, adeguati senza eccellere coro e orchestra. Interessante la regia di Daniele Abbado.

Recensione
classica
Fondazione Teatro Regio di Parma Parma
Gaetano Donizetti
02 Gennaio 2002
Ormai archiviate le celebrazioni verdiane dello scorso anno, il Teatro Regio di Parma ha aperto la stagione lirica invernale 2002 con il recupero del Marin Faliero di Donizetti, opera di rara esecuzione che nel 1835 ha portato la musica del compositore bergamasco a Parigi, grazie al diretto interessamento di Rossini, allora direttore della musica e della scena del "Théatre Italien". Un'operazione contornata da una meritoria azione divulgativa, concretata nell'incontro che ha preceduto di una decina di giorni la prima di ieri sera, rappresentato dal convegno internazionale di studi titolato, appunto, "Attorno a Marin Faliero". E quanto sia valsa la pena soffermarsi a levar la polvere delle pagine di quest'opera è emerso in maniera concreta e tangibile da questo nuovo allestimento parmigiano, caratterizzato da una lettura musicale e drammaturgica complessivamente efficace. Originariamente ambientato nella Venezia del 1355, il Marin Faliero narra la vicenda del protagonista, Doge della città lagunare, che si trova, in una rigorosa unità di tempo che abbraccia un'intera notte, a perdere il potere - a causa di una sommossa da lui stesso caldeggiata ai danni dell'aristocrazia rappresentata dal Consiglio dei Dieci - l'amata moglie, amante di suo nipote Fernando, il nipote stesso e la propria vita. Un dramma completo, insomma, con ben miscelati i contenuti amorosi e patriottici, ma che nell'economia complessiva della resa scenica pare far emergere quale vera protagonista - e a discapito di una presenza scenica in partitura alquanto sacrificata - la moglie del Doge, Elena. Infatti, è lei che, alla fine, rimane in scena, sola, senza il marito, senza l'amante. Dichiarando in extremis la propria infedeltà a Faliero - il quale, prossimo alla morte, magnanimo la perdona - Elena perde anche la nobiltà dell'onore, conservata al contrario dal Doge che accetta (più eroico che stoico) il supplizio. Significativo in questo senso il fatto che Donizetti ha riservato proprio per la voce di soprano di Elena alcune della pagine più intense dell'intera opera, in quest'occasione interpretate da una Mariella Devia che è riuscita a rendere a pieno la disperata solitudine del suo ruolo, animata dalla struggente impotenza di una donna che vede la propria vita sfaldarsi, sciogliersi nell'arco di poche ore. Una tessitura impegnativa quella della protagonista, a tratti impervia, come peraltro quelle dell'intero quartetto dei protagonisti. Ecco, quindi, il Faliero tratteggiato con convinzione da Michele Pertusi, la cui voce di basso ha saputo rendere evidente la nobiltà del personaggio, delineata attraverso un controllo vocale sempre puntuale ed efficace, affiancato da Raffaele Servile, un Israele Bertucci (guida dei sovversivi) intenso nel ruolo univoco del patriota, e da Fernando che ha preso corpo grazie alla bella voce di tenore di Rockwell Blake, il quale ha fatto fronte ad una tessitura irta di virtuosismi con sicura padronanza. Il dato musicale è stato gestito dalla direzione di Ottavio Dantone attraverso una scelta di tempi adeguata, ma soprattutto con un gusto per il suono e per gli equilibri coloristici particolarmente curato, assecondato dalla resa dell'orchestra e del coro del Regio di Parma. Interessante la regia di Daniele Abbado, che ha trovato negli spazi ampi ma lividi ed essenziali delle scene di Giovanni Carluccio, soluzioni efficaci per far muovere - nei bei costumi di Carla Teti - i personaggi (eccezion fatta per le forzature coreografiche di Giovanni di Cicco), riflessi sul grande specchio inclinato che sovrastava il palcoscenico, quasi a rievocare il liquido sguardo della laguna che, impassibile, vede scorrere nella calma piatta delle sue acque immobili il dramma che si consuma tra i suoi canali. Convinto e caloroso il successo decretato dal folto pubblico.

Note: nuovo all.

Interpreti: Devia, Pertusi, Servile, Blake

Regia: Daniele Abbado

Scene: Gianni Carluccio

Costumi: Carla Teti

Coreografo: Giovanni di Cicco

Orchestra: Orchestra e Coro del Teatro Regio di Parma

Direttore: Ottavio Dantone

Coro: Coro del Teatro Regio di Parma

Maestro Coro: Martino Faggiani

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