Il linguaggio ipnotico di Robert Ashley apre Aterforum

Strepitosi i cantanti di "Dust" e "Concrete" (anche lo stesso Ashley, in grande forma nonostante i quasi ottant’anni), elemento fondamentale di una concezione teatral-musicale la cui semplice visionarietà vibra di una attualità espressiva cui non si può rimanere indifferenti.

Robert Ashley (foto Performing Artservices, Inc. 2003)
Robert Ashley (foto Performing Artservices, Inc. 2003)
Recensione
classica
Teatro Comunale Ferrara
Robert Ashley
08 Giugno 2008
Il valore della scelta di Aterforum di aprire il cartellone del Festival 2008 con due lavori di teatro musicale di Robert Ashley, "Dust" e "Concrete", va ben oltre la risposta un po’ distratta del pubblico (decenni di "mala educaciòn" al contemporaneo in Italia non passano indolori) e allarga meritoriamente la breccia aperta dalla Biennale Musica di due anni fa. Le due opere viste a Ferrara evidenziano lo straordinario percorso che il compositore ha costruito negli ultimi decenni: un teatro musicale in cui la lingua, diventa materia viva e pulsante, grazie all’intreccio di parlato/cantato che Ashley affida alle voci del figlio Sam, di Tom Buckner, di Jaqueline Humbert e di Joan LaBarbara. In "Dust" (1998) un piccolo gruppo di emarginati che vive sulle panchine di un parco rievoca le esperienze di uno di loro: le storie, contrappuntate da rapidi interventi corali su un tappeto elettronico di dolcissima ("lovely" come l’etichetta discografica di Ashley) ipnoticità, si susseguono con intima discorsività, assorbendo l’ascoltatore in una irresistibile caligine sonora. Meno accomodante – e più ostica per chi non ha familiarità con la lingua inglese – è "Concrete" (2006), la più recente delle opere del compositore americano: qui i discorsi sconnessi di un anziano sono suddivisi tra "discussioni" a voci sovrapposte e quattro "storie" presentate da ciascun cantante. Dal punto di vista scenico, le due opere scontano un’inevitabile staticità: i cantanti siedono sulle panchine in "Dust" e dietro a dei tavoli in "Concrete" e l’interesse visivo si sposta così alla sobria gestualità, invitando per lunghi tratti a chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare dal mantra quotidiano della narrazione. Al direttore di Aterforum, Franco Masotti, il merito di averci ricordato la grandezza di Robert Ashley.

Interpreti: Robert Ashley, Sam Ashley, Joan LaBarbara, Jacqueline Humbert, Thomas Buckner

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Successo per Beethoven trascritto da Liszt al Lucca Classica Music Festival

classica

Non una sorta di bambino prodigio ma un direttore d’orchestra già maturo, che sa quello che vuole e come ottenerlo

classica

Nuova opera sul dramma dell’emigrazione