Il letto di Faust

Al Théâtre des Champs-Elysées di Parigi La Damnation de Faust in forma scenica secondo la visione, contestata, della regista Silvia Costa. Delude anche la direzione d'orchestra di Jakob Lehmann. Voci interessanti.

AT

18 novembre 2025 • 4 minuti di lettura

La damnation de Faust ( Foto Vincent Pontet)
La damnation de Faust ( Foto Vincent Pontet)

Parigi, Théâtre des Champs-Elysées

La Damnation de Faust

03/11/2025 - 15/11/2025

Sulla carta gli elementi per un grande successo c’erano tutti. Invece la regia è stata contestata, il direttore non ha saputo infondere ritmo e sfumature alla partitura di Berlioz e anche il tenore Benjamin Bernheim, tra i migliori, se non il migliore oggi ad interpretare le opere romantiche francesi, molto atteso per il suo debutto nel ruolo di Faust di Berlioz, è stato colpito dai mali di stagione e, dopo le prime recite, sostituito da un giovane talento ceco, Petr Nekoranec. Bel timbro, ottime capacità interpretative, ma con acuti un po’ tirati e dalla pronuncia francese ancora un po’ più da perfezionare. Nekoranec si è recentemente distinto come Romeo, in Roméo et Juliette di Gounod, alla Staatsoper di Berlino al fianco di Elsa Dreisig, e che è già previsto che canti di nuovo al Théâtre des Champs-Elysées a maggio ne La Calisto di Cavalli. Si è trattato di una sostituzione all’ultimo minuto, quindi Nekoranec si può solo ringraziare per avere permesso di portare in scena lo spettacolo e se l’è cavata più che egregiamente, anche grazie ai colleghi di buon livello. Al suo fianco, brava la giovane mezzosoprano russa Victoria Karkacheva, una Margherita elegante ed espressiva, tra i momenti migliori dello spettacolo proprio la sua esecuzione della Ballade du roi de Thulé. Voce non convincente per il ruolo poi quella de basso-baritono americano Christian van Horn, troppo poco profonda, che ha interpretato Mefistofele con correttezza ma poco carisma e senza accenti sulfurei. Infine c’erano il giovane promettente baritono francese Thomas Dolié che ha ben debuttato nel ruolo dello studente Brander e, molto ben preparato, il Coro e la Maîtrise di Radio France, sotto la direzione del maestro Lionel Sow, sia adulti che bambini hanno cantato precisi e compatti facendosi piacevolmente notare. Quello che non ha funzionato è stata sopratutto la direzione di Les Siècles, musicisti che in altre occasioni hanno dimostrato il loro valore, ma sotto la guida di Jakob Lehmann non sono assolutamente riusciti a ben rendere lo spirito della partitura di La Damnation de Faust, lavoro a cui Berlioz teneva moltissimo tanto che, come si sa, il compositore vi ha lavorato per vent’anni prima di presentarlo all'Opéra-Comique, in forma di concerto, nel dicembre del 1846. La direzione ha abusato di forti, con un risultato bandistico, la famosissima Marcia ungherese iniziale è risultata grossolana, meglio le arie d’amore e di riflessione che il direttore ha saputo invece infondere della necessaria dolcezza.

Il Théâtre des Champs-Elysées ha deciso quindi di presentare come prima opera con messa in scena della nuova stagione quindi un lavoro che non è nato come tale, la prima esecuzione scenica è stata a Monte Carlo solo nel 1893, affidando il difficile compito a Silvia Costa, allieva di Romeo Castellucci che negli ultimi anni si è fatta notare per le sue letture originali, sempre differenti, sempre un po’ provocatorie, dei grandi capolavori. Faust dalla Costa è presentato come un ragazzo d’oggi, un po’ infantile ancora con il suo orsacchiotto, circondato dal disordine tipico delle stanze degli odierni adolescenti che accumulano vestiti, oggetti e anche rifiuti per terra. Un Faust non vecchio, come ce l’ha fatto conoscere Goethe, ma che parla invece delle difficoltà dei giovani d’oggi, che hanno difficoltà a trovare uno scopo ed un senso nella loro vita. La scena è incentrata sul letto, che diventerà poi anche alcova d’amore e la brandina della cella in carcere di Margherita. Dopo un intervallo a meno di mezz’ora della fine, prima dell’ultima delle quattro parti in cui è composto il lavoro, che se non ci fosse stato il cambio scena quindi si sarebbe potuto evitare, ha fatto poi discutere la decisione di portare sul palcoscenico tutti i musicisti per permettere la scena del giudizio, con la bilancia della giustizia sullo sfondo, e la discesa all’Inferno di Faust nella fossa orchestrale, facendo volare in aria leggii e spartiti, prima che un bambino torni sul lettino con Margherita accanto come mamma amorevole circondato da altri bambini, gli angeli. Disposizione dispersa e in fondo di musicisti, maestro e coro che non ha giovato pure per niente alla resa musicale. Le scene sono della stessa regista, in collaborazione con Michele Taborelli e con le luci di Marco Giusti. Silvia Costa ha firma anche i costumi con Mefistofele in tuta blu ed con i folletti come dei bruttini nani anziani calvi. Una nuova produzione del TCE in collaborazione con Palazzetto Bru Zane.