Il coinvolgente Mahler di Gatti alla Scala
Milano: inaugurazione della stagione concertistica
La stagione sinfonica della Scala non poteva iniziare in modo migliore. Al termine della Terza di Mahler diretta da Daniele Gatti il lungo silenzio in sala ha dato una prova tangibile di quanto fosse stata convolgente l'esecuzione. Di solito il maestro milanese viene elogiato per come è in grado di dare una trasparenza da musica da camera alle più complesse composizioni; in questo non ha certo mancato, ma ha anche trasmesso all'organico un'inedita forza espressiva. Immediatamente percepibile fin dal monumentale Primo Movimento che combina materiali diversissimi, da inerti spasmi sonori a tempi di marcia ironicamente banali. Eppure tutto è risultato unitario, esito tra l'altro ottenuto con un gesto ridotto ai minimi termini, con alcuni passaggi in cui il direttore è rimasto addirittura immobile sul podio. Nel prosieguo dell'esecuzione la tensione è rimasta palpabile, con un'attenzione a ogni dettaglio e fraseggi di profonda commozione. La prova definitiva di come fosse impossibile sottrarsi all'incanto la si è avuta a partire dalla frase della tromba che proveniva dal palco reale (l'evocazione del corno del postiglione), perché da quel momento è stato un susseguirsi di sonorità sospese e coinvolgenti. Alle quali ha contribuito la voce straordinaria di Elîna Garanča sulle misteriose parole di Nietzsche e di seguito il coro del teatro diretto da Albero Malazzi e delle Voci Bianche dell'Accademia dirette dal Bruno Casoni, che grazie a loro sta vivendo una seconda giovinezza.
Sala piena zeppa, con addobbi floreali al proscenio e al termine applausi interminabili per tutti. Per Gatti un meritatissimo trionfo personale.
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