Il Bach teatrale e frizzante di Gardiner

Al Bologna Festival quattro cantate 

Sir John Eliot Gardiner (Foto Roberto Serra)
Sir John Eliot Gardiner (Foto Roberto Serra)
Recensione
classica
Bologna, Auditorium Manzoni
 Bach Cantata Ring
21 Maggio 2018

All’Auditorium Manzoni di Bologna accorrono anche gli spettatori occasionali: è di scena Sir John Eliot Gardiner! Gli ultimi anni, complici gli anniversari celebrativi, lo hanno incoronato (un po’ a torto) guru monteverdiano, mentre è in Bach che la sua fantasia interpretativa trova un ideale terreno di gioco – nella doppia accezione di playjeu. E più ancora dei grandiosi lavori oratoriali, sono le miniature delle cantate luterane a offrirgli le occasioni migliori.

Per il suo Bach Cantata Ring che nel mese di maggio lo porta in tournée nell’Europa (Perugia, Pavia e Bologna le tappe italiane) Gardiner sceglie quattro partiture di scarso peso corale ma dalla spiccata vena teatrale: BWV 81, 20, 78, 140. L’impronta di base viene ulteriormente evidenziata facendo alzare gli strumenti dell’orchestra per i singoli assoli, mentre otto cantanti escono a turno dal Monteverdi Choir e si posizionano in punti strategici della scena per arie e duetti quasi recitati.

Voci bellissime, nobili, pure, tecnicamente ineccepibili, così come le preziose voci strumentali dell’ensemble English Baroque Soloists che le accompagnano, una compagine storica in cui spiccano il primo violino Kati Debretzeni, l’oboe Rachel Chaplin, la tromba Neil Brough, e che accoglie oggi anche due importanti musicisti italiani: il violoncellista Marco Frezzato e il cembalista Antonio Greco.

Tanta è la varietà musicale dei singoli brani, che ogni pagina diventa motivo di sorpresa, a cominciare dall’effetto inatteso con cui si apre il concerto: l’aria “Jesus schläeft” affidata a Reginald Mobley, un omone imponente di pelle scurissima da cui esce un’angelica voce sopranile. Segue a ruota la vorticosa “Die schäumenden Wellen” in cui il giovane tenore Hugo Hymas supera sé stesso in un’aria di tempesta degna dell’opera barocca italiana coeva. 

Accanto alla leggerezza, all’eleganza diffusa, è l’ironia una delle cifre interpretative di questo Gardiner, culminante nel duetto femminile “Wir eilen mit schwachen, doch emsigen Schritten” reso da Julia Doyle e Sarah Denbee con la freschezza di due pastorelle uscite saltellanti dall’Arcadia. E che dire dei duetti fra l’Anima e Gesù nella celebre cantata Wachet auf, ruft uns die Stimme, che rimandavano alla sensualità del “Pur ti miro, pur ti godo” nell’Incoronazione di Poppea? La lista dei momenti memorabili sarebbe lunga, ma non va dimenticata la cura messa dal concertatore nel cesellare i semplici e di per sé granitici corali che chiudono ogni cantata, fraseggiati qui con la cura che si pone in pagine di ben più alta fattura.

Insomma, un’esperienza artistica di quelle capaci di rigenerare lo spirito e riconciliarti col mondo, accolta dal pubblico con vere ovazioni indirizzate ai singoli solisti strumentali e vocali, osannati uno ad uno.

 

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