Il Bach di Sir John

Pisa: trionfo di Gardiner nella Messa in si minore ad Anima Mundi

Recensione
classica
Festival Anima Mundi Pisa
23 Settembre 2013
Capolavoro bachiano a più strati nella sua lunga vicenda di assemblaggio, dal Sanctus dei primi anni lipsiensi al tardo Credo coetaneo delle ultime opere speculative, la Messa in si minore è anche specchio ideale dell’arricchirsi della visione di John Eliot Gardiner, protagonista della riscoperta delle prassi della musica antica, ma che per naturale evoluzione sembra voler imprimere alle sue esecuzioni qualcosa di sempre più caldo, vibrante, persino drammatico. Ed è questo che ci sembra di cogliere, anno dopo anno, nelle sue attesissime interpretazioni ad Anima Mundi nella cattedrale dei Pisa. E non possiamo cominciare che dalla fine, da un Dona nobis pacem di un’ampiezza di respiro e di un’intensità espressiva uniche, pur nella fedeltà assoluta ai caratteri di grazie, levigatezza, ariosa perfezione (fin dal Kyrie iniziale) che hanno reso celebri il direttore inglese e i suoi complessi, gli strumentisti English Baroque Soloist e il Monteverdi Choir. Bellissima la pianificazione delle varietà e dei contrasti, ad esempio, nelle parti corali del Credo, fra il pio intimismo dell’Et Incarnatus, così pazientemente ombreggiato, e la rocciosa evidenza scultorea delle linee contrappuntistiche del Confiteor. Come sempre con il Monteverdi Choir, le parti solistiche sono affidate a membri dell’insieme, a testimoniare una concezione della relazione solo-tutti a cui sono estranee le gerarchie dell’individualismo romantico, e stavolta ci ha colpito la luminosità incantevole di Hanna Morrison, soprano solista fin dall’aereo Laudamus te e in duo con altre belle voci, ma anche l’originale ricerca di un suono vocale bachiano, tra limpidezza e mistero, di Meg Bragle, contralto solista nell’Agnus Dei. Successo grandioso.

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