I tipi umani di Rossini

Un Barbiere di Siviglia da esportazione per il Teatro Comunale di Bologna

Il barbiere di Siviglia (Foto Andrea Ranzi Studio Casaluci)
Il barbiere di Siviglia (Foto Andrea Ranzi Studio Casaluci)
Recensione
classica
Teatro Comunale di Bologna
Il barbiere di Siviglia
17 Marzo 2019 - 28 Marzo 2019

Sono due opere “da tour” Il barbiere di Siviglia Rigoletto in scena in questa settimana al Teatro Comunale di Bologna, con regie agili create (la prima) o rinnovate (la seconda) per l’imminente trasferta in Giappone delle due produzioni. Il teatro felsineo esporta due titoli iconici della tradizione italiana e operistica, scegliendo di conseguenza un’impostazione scenica che dalla tradizione non si discosti: è quello che accade con l’opera rossiniana che ha debuttato domenica 17 marzo con la regia di Federico Grazzini e diretta da Federico Santi (la prima di Rigolettosarà invece martedì 19), con scenografie (di Manuela Gasperoni) mobilissime e smontabili, che assemblano sul palcoscenico (con piacevoli effetti ottici coordinati con la musica) un ceto borghese ai suoi primordi, come è appunto quello di inizio Ottocento. Ma non è acriticamente che Grazzini fa aderire il suo Barbiere all’epoca storica per il quale è stato scritto: il suo è un espediente per rompere la quarta parete e coinvolgere interpreti e pubblico in un gioco metateatrale, in cui gli uni e gli altri sono ben coscienti di assistere alla creazione di un mondo artefatto, ovvero quello di Bartolo (Marco Filippo Romano). Per questo sono estremizzati i caratteri macchiettistici di ogni ruolo (Il Conte d’Almaviva di Antonino Siragusa, la Rosina di Cecilia Molinari, il Figaro di Roberto De Candia), e per lo stesso fine sono estremizzati gli elementi non realistici e “di follia” presenti nella partitura. Il mondo stereotipato che ne risulta esaspera tutto il “buffo” presente nell’opera (evidentissimo nel Basilio di Andrea Concetti e nella Berta di Laura Cherici), lasciando un retrogusto dolceamaro: proprio perché privati di ogni realismo, i personaggi diventano sintesi vivente dei vizi e delle virtù dei tipi umani che rappresentano.

 

 

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