Guillaume Tell inaugura Palermo

Al Teatro Massimo di Palermo un riallestimento del Guillaume Tell firmato Damiano Michieletto lancia la stagione 2018

Guillaume Tell, Palermo- foto di Rosellina Garbo
Foto di Rosellina Garbo
Recensione
classica
Teatro Massimo, Palermo
Guillaume Tell
25 Gennaio 2018

Il Teatro Massimo di Palermo inaugura la stagione 2018 – e il 150° rossiniano – con un riallestimento del Guillaume Tell firmato Damiano Michieletto, da una produzione andata in scena tre anni or sono al Covent Garden.

Nel primo atto, in uno spazio comunitario un po’ locanda (tavoli e sedie) un po’ fabbrica (le luci da lavoro), ma soprattutto casa (l’inamovibile tavolino sulla destra, al quale son seduti inizialmente Tell e famiglia) e all’occorrenza spiazzo agreste, fa capolino un piccolo albero verdeggiante. Sarà divelto dagli scherani di Gesler (qui in costume da forze speciali), e riapparirà colossale, secco e contorto eppure grandiosamente incombente (anche grazie a belle soluzioni di luce), sdraiato per l’intera misura del palcoscenico, lungo tutti gli altri tre atti: l’albero gigante funziona sia da impervio praticabile sia da divisore, con rotazioni che ne svelano le radici divelte (una patria negata insieme alla - anziché nella - natura) e che il pool registico – con Michieletto, Paolo Fantin per le scene e Alessandro Carletti per le luci – mette a frutto magistralmente per manifestare o nascondere singoli o gruppi di personaggi (tutti in abito medio-novecentesco, salvo il "doppio storico" muto di Tell), oppure altri elementi scenografici mobili.

Se qualche segno scenico non è sempre facilmente leggibile, o rimane un po’ isolato nella costellazione (la modalità epico-speculare del fumetto, accennata come integrazione diegetica e ricondotta in scena al fanciullo Gemmy), molte azioni arrivano con notevole forza: la violenza su una vittima scelta tra i men-che-uomini soggiogati dagli oppressori, in un nazifascista delirio d’onnipotenza; la proiezione-visione delirante, da parte di Arnold, del padre morto nella folla dei congiurati; il finale palingenetico, col tronco mastodontico a galleggiare nell’aria, e un arboscello nascente piantato appena oltre il sipario.

Guillaume Tell, Palermo- foto di Rosellina Garbo
Foto di Rosellina Garbo

Il cast vocale si mostra di ottimo livello, con risultati ragguardevoli soprattutto nello scultoreo Tell di Roberto Frontali, nell’Arnold di Dmitry Korchak (bel fraseggio e grande sicurezza d’emissione, profondità e morbidezza di suono), e nella solidissima Hedwige di Enkelejda Shkoza. Molto positiva comunque la prova di tutti, a partire dai ruoli vocali più esposti (la Mathilde di Nono Machadze, il/la Gemmy di Anna Maria Serra, l’impervia canzone del pescatore ben resa da Enea Scala); corretti gli altri. L’Orchestra del Teatro Massimo, diretta da Gabriele Ferro, è parsa qua e là meno inappuntabile che in altre occasioni, e comunque encomiabile; molto bene il Coro.

Pubblico numeroso, plaudente, in ogni caso reattivo: che qualche benpensante abbia pensato, al termine del terzo atto segnato dalla scena della violenza, di esternare il suo disappunto ad alta voce (subito contrastata da motteggi opposti) è un punto a favore della regia, che non lascia spazio all’indifferenza, anche facendo intelligentemente leva sullo scarto tra i segni originari (linguaggio musicale, intreccio) e rinvii iper-storici; il Tell vocale, nel ri-assumere – verso la conclusione – i panni medievali del Tell attoriale-muto, ne veste uno e ne butta via sdegnosamente un altro (la mantella più denotante): un gesto-segno indicativo, nel quadro della convincente valenza plurima di quest’azione registico-teatrale.

Direttore Gabriele Ferro
Regia Damiano Michieletto
Regista collaboratore Eleonora Gravagnola
Scene Paolo Fantin
Costumi Carla Teti
Lighting designer Alessandro Carletti
Assistente alle scene Gianluca Cataldo
Assistente ai costumi Giulia Giannino
Assistente lighting designer Ludovico Gobbi

Orchestra e Coro del Teatro Massimo – Maestro del Coro: Piero Monti

Guillaume Tell Roberto Frontali / Davide Damiani
Arnold Melcthal Dmitry Korchak / Enea Scala
Walter Furst Marco Spotti
Melcthal Emanuele Cordaro
Jemmy Anna Maria Sarra
Gesler Luca Tittoto
Rodolphe Matteo Mezzaro
Ruodi Enea Scala / Pietro Adaini
Leuthold Paolo Orecchia
Mathilde Nino Machaidze / Salome Jicia
Hedwige Enkelejda Shkoza
Un chausseur Cosimo Diano
Guglielmo Tell storico Alberto Cavallotti

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