Giulietta e Romeo nella steppa

A Bruxelles la versione musical-world di Kyz Zhibek, del compositore Yevgeny Brusilovsky, apre una finestra sulle tradizioni del Kazakhstan

Kyz Zhibek, del compositore kazako Yevgeny Brusilovsky
Recensione
world
Brussels 44 Center, Bruxelles
Kyz Zhibek
08 Dicembre 2017

Dopo Parigi e Cannes, e prima di Berlino, Vienna e Mosca, la versione musical dell’opera Kyz Zhibek, la storia tragica di due innamorati simile a quella di Giulietta e Romeo, del compositore kazako Yevgeny Brusilovsky, ha fatto tappa a Bruxelles ed è stata un’occasione interessante per scoprire un lavoro intriso di motivi tradizionali e sonorità di strumenti inusuali, suonati dall’Ensemble folk Astana Sazy, ma per ammirare anche una giovane compagnia, quella dell’Astana Musical Hall, dotata di indubbi talenti sia come interpreti vocali che di danza, sotto la direzione artistica di Askhat Mayemirov che ha firmato la produzione. Una breve tournée europea prima della première a casa, ad Astana, capitale del Kazakhstan, il prossimo 17 dicembre.

Il libretto di Gabit Musrepov riprende una storia molta nota in tutta la nazione kazaka, l’amore contrastato nel sedicesimo secolo della bella e fiera Zhibek per il coraggioso Toleguein, di tribù diversa, intrepretati rispettivamente dalla bella Inabat Rizabekova, voce d’angelo e doti drammatiche già assai affinate, e da Orazaly Iguilik, un po’ meno credibile nei panni del giovane guerriero mancando un po’ di fierezza e distinzione.  Meglio caratterizzato invece il giovane cattivo Bekejan, interpretato da Rassul Usmanov, che ha mostrato anche ottime doti di ballerino.

Kyz Zhibek, del compositore kazako Yevgeny Brusilovsky

La musica scritta nel 1934 da Brusilovskyne che, con nuovo allestimento, è andata in scena lo scorso febbraio all’Astana Opera con la direzione di Abzal Mukhitdinov, è stata per la tounée adattata per ottenere una versione più musical e soprattutto con l’ensemble di musica etnica in scena, al posto dell’orchestra sinfonica, ed il risultato è meno di due ore di spettacolo, che passano veloci, uno spaccato godibile sulla musica della grande steppa tra Europa ed Asia, ma anche dei suoi usi e valori morali.

Una menzione speciale meritano i ricchi costumi, davvero belli e curati, firmati Syrbayeva, mentre le scene sono troppo povere anche per una tournée, anche se rallegrate da alcune trovate ingegnose, ma un po’ dilettantistiche nell’esecuzione, per riprodurre ad esempio la grande steppa, che si fanno per fortuna dimenticare di fronte a tanti giovani artisti di talento che danno prova di accurata preparazione ed esecuzione con sentimento.

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