Folletti transgenerazionali

I Pixies a Ferrara Sotto le Stelle, tra stanchezza e tentativi di grinta

Recensione
pop
Ferrara Sotto le Stelle Ferrara
06 Giugno 2010
Scendendo dal treno alla stazione di Ferrara, mentre ovviamente si chiacchiera di cosa vorremmo nella scaletta della serata, un ragazzo di fronte a noi ci guarda brillando: «anch'io sono qui per i Pixies». Vent'anni tirati. Raggiungiamo l'ostello e alla reception prima di noi ecco altre due giovanissime, con una terza che si sta agghindando a dovere, sessant'anni in tre. Tutte lì per i folletti. La coda per entrare? Variegata più che mai: dietro un paio di cinquantenni sovrappeso, a fianco un signore calvo con maglietta degli Who, davanti due ragazze vestite da Cindy Lauper. Noi, un paio di trentenni emozionati. I cinquemila che accolgono Frank Black e soci sono un bel campione di umanità, dai teenager nati mentre usciva "Trompe le monde" agli -anta inoltrati, tutti emozionati come bimbi per un evidente sogno che si realizza. E poi c'è il concerto. Siamo tutti lì per cosa? Un po' per il mito dei personaggi, un po' per quell'"io c'ero" che va oltre ogni giudizio, un po' per un repertorio breve ed immortale. Dei loro quattro dischi e mezzo, dal palco escono una trentina di pezzi, poco di "Surfer Rosa", parecchio di "Doolittle", mezzo "Come on pilgrim" e le cose più dure di "Bossanova" e "Trompe le monde"; loro cominciano male, toppando "Cecilia Ann" e "Rock Music" tra volumi pessimi e note così così; disseminano l'ora e mezza netta di sprazzi di grinta - soprattutto Kim Deal e David Lovering, con Joey Santiago che resta il maestro di sempre alle sei corde - dando grana a capolavori come "Hey", "Debaser", "Bone Machine", "Vamos"... Ma Frank Black sembra non avercene, stanchezza o noia non lo fanno avvicinare a quei cinquemila che vorrebbero corrergli in braccio scavalcando le transenne. Coraggio Frank, hai sempre in mano la stessa bomba di vent'anni fa: puoi andarne fiero!

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