Folkest, tutta la gioia di Musica Spiccia

Musica Spiccia vince il Premio "Alberto Cesa" di Folkest, perfetta conclusione per un'edizione prevedibilmente difficile

Musica Spiccia - Premio Alberto Cesa - Folkest
Musica Spiccia (foto di Jacopo Tomatis)
Recensione
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Spilimbergo, Teatro Miotto
Premio Alberto Cesa 2020
02 Ottobre 2020 - 05 Ottobre 2020

Musica Spiccia è un progetto, di base a Como, che mette insieme una ventina di elementi «da 10 anni agli “anta”», come si legge nella presentazione; un po’ orchestra, un po’ scuola di musica (con tanto di entusiasti genitori al seguito). Quando salgono sul palco del Teatro Miotto di Spilimbergo, che occupano completamente fino all’ultimo millimetro (sebbene scenograficamente distanziati, come da DPCM vigente) penso subito che siano molto carini, con i loro gilet un po’ hipster e le ragazzine in bianco. Ma nella mia malfidata testa già mi prefiguro il tipo di suono che possono produrre dei violini in mano a dei preadolescenti, e quando vedo apparire un cajòn sono completamente preso dallo sconforto.

Mi sbaglio di grosso, per fortuna. Bastano un paio di battute per accorgersi che l’allegra brigata ha anche un suono, grezzo ma pieno, ottimamente bilanciato tra – appunto – violini, fisarmoniche, flauti, chitarre, percussioni, con appena un paio di prime parti in mano a musicisti di maggiore esperienza (contrabbasso, chitarra, clarinetti…) a cucire il tutto. Dirige la “bacchetta” (in realtà è una rosa) di Giulia Cavicchioni, mentre i ragazzi si muovono, ballano, cantano, si divertono tra temi folk, un po' di balcani e sketch assortiti.

– Leggi anche: Tornare ai concerti. Sì, ma come?

Non poteva esserci modo migliore di chiudere questa edizione del Premio “Alberto Cesa” di Folkest – un’edizione difficile, per ragioni facilmente immaginabili – che con la vittoria di un progetto come questo. Che, a costo di essere retorici, riesce per qualche minuto a far ricordare a tutti qual è il valore aggiunto del fare musica veramente insieme, e quale gioia può regalare a chi la fa e a chi la ascolta. È un messaggio banale – ma neanche poi troppo, in un momento in cui il pubblico non può toccarsi, non si può ballare e i conservatori fanno lezione via Zoom.

Il Premio Cesa, uno dei fiori all’occhiello di Folkest, porta ogni anno a Spilimbergo (di solito in luglio, quest'anno dal 2 al 5 ottobre) otto progetti da tutta Italia, tra folk, world music e canzone d’autore. Ha una formula intelligente, che evita l’effetto X-Factor dei poveri comune a molti premi e premietti per andare sempre di più verso una direzione da showcase festival: selezioni dal vivo in giro per l’Italia, da Loano a Coreno Ausonio, in cui i musicisti suonano ciascuno un piccolo set (e non una sola canzone); finali su più giorni, con spazio per far sentire cose diverse, acclimatarsi, fare – come si dice – “networking”; l'obbligo da regolamento di interpretare un brano in lingua friulana, che è un modo furbo di fare promozione di una cultura musicale. Il vincitore si aggiudica un bando di Nuovo IMAIE per il finanziamento di una tournée; secondo e terzo tornano ospiti per l’edizione seguente. Intanto, i progetti crescono e vanno in giro per i festival partner: sul palco di Spilimbergo, ad esempio, si sono rivisti i fantastici Suonno d’Ajere, vincitori l’anno scorso, ed è stato bello ritrovarli ancora cresciuti musicalmente, e con alle spalle un anno di concerti ed esperienze.

– Leggi anche: Lettera aperta sui Premi musicali

Oltre a Musica Spiccia, da citare almeno anche gli altri concorrenti: i triestini Bratiska; Calimani; il cantautore torinese Carlo Pestelli (è appena uscito il suo Aperto per ferie, per Nota); la Little Train Band; gli affascinanti incroci greco-siciliani dei Politikos; i Mesudì (terzi classificati), trio vocale con aggiunta di percussioni; e i Violoncelli itineranti con la voce di Ana Pilat (secondi). Ma, come nei migliori concorsi, la classifica finale in realtà conta poco. 

Intorno, incontri e ospiti per tutto il weekend, da Teresa De Sio (Premio alla carriera) al duo Elena Ledda Mauro Palmas, dalla coppia Neri Marcorè - Edoardo De Angelis con Alessandro D'Alessandro (anche in solo con il suo organetto "preparato") al folk-cabaret di Francesco Giunta ai Fanfara Station, vincitori del Premio Parodi dell’anno scorso.

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