Faust su Marte

Parigi: Berlioz secondo Hermanis

Recensione
classica
Opera Bastille Parigi
Hector Berlioz
Parigi regala il ritorno de La damnation de Faust all'Opéra Bastille in una nuova produzione di questa leggenda drammatica. Costumi contemporanei di Christine Neumeister, questa è una delle regie più pensate, dalla coreografia dei balletti firmata da Alla Sigalova, in stile con il grand opéra, alla messa in scena di Alvis Hermanis poco gradita ahimè da un pubblico molto critico alla prima. Chi è il Faust del nuovo millennio? Per Hermanis, è lo scienziato Stephen Hawking, interpretato dal ballerino Dominique Merck - sempre in scena sulla sua sedia a rotelle computer comandata. Piena di idee drammaturgiche, studiata sul profilo interiore di personaggi e sul magnifico e serrato intreccio emotivo - natura, solitudine e aspirazione all'ideale - è tutto cantato verso il pubblico questo spettacolo. Attualissima la vicenda, anzi proiettata nella futura missione della NASA di portare la vita umana su Marte. Le video proiezioni dell'artista Katrina Neiburga riempiono la scenografia con il mondo e la sua natura, lumache, l'universo, il viaggio su Marte, un laboratorio - non ci sono demoni, cavalli neri, taverne, fiamme e discesa agli inferi con Mefisto. Gradevole cantava il coro diretto da José Luis Basso, perfetto il Faust di Jonas Kaufmann, cinico il baritono/basso Bryn Terfel Mefistofele che dosa la voce con saggezza, cattivo, sanguigno - se ne sentiva la potenza in scena. Ma la vera ventata di novità la portava Sophie Koch in Margherita - sempre attenta, morbida nella ballata del re di Tule, pastosa nel canto, sorprendentemente luminosa nella romanza dell'amore perduto. Che contrasti. Così pure il tenore, scuro, perfetto timbricamente per il ruolo di Faust, con vistoso fascino, erra in solitudine ed in riflessione dove la sua coscienza è la realtà di tutta la messinscena - tema ricorrente della sua interpretazione. La scena quindi resa immaginaria ma intima, anzi interiore, è in continua trasformazione - in viaggio con il diavolo, a volte é una patina oscura, inquieta, ignota verso mondi sconosciuti dell'universo - in simbiosi con l'orchestra che dalla buca evoca i luoghi dell'azione, emozioni e gesta dei personaggi in un'ambientazione futuristica fitta di scatole e passaggi per i ballerini. Concertato con perpetua espansione da Philippe Jordan, direttore musicale stabile all'Opéra di Parigi, che si svincola dal binomio Faust-Hawking e contribuisce alla riuscita dei cantanti. La verità è che l'insieme non ha destato emozioni, pur sempre coerente, e rimane la perplessità di una ambientazione futuristica che snatura Faust e la sua mitizzazione.

Interpreti: Sophie Koch Margherite, Faust Jonas Kaufmann, Mefistofele Bryn Terfel, Brander Edwin Crossley-Mercer, Voce celeste Sophie Claisse

Regia: Alvis Hermanis

Scene: Alvis Hermanis

Costumi: Christine Neumeister

Corpo di Ballo: Opéra de Paris

Coreografo: Alla Sigalova

Orchestra: Opéra de Paris

Direttore: Philippe Jordan

Coro: Opéra de Paris

Maestro Coro: José Luis Basso

Luci: Gleb Filshtinsky

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