Distanze apparenti

Louis Moholo-Moholo e Alexander Hawkins inaugurano Novara Jazz Winter

Foto Walter Miglio
Foto Walter Miglio
Recensione
jazz
Novara Jazz Novara
28 Ottobre 2011
Ma cosa hanno da dirsi un pianoforte ed una batteria? Lui, elegante e raffinato, frequentatore di salotti, fiero erede di secoli di tradizione classica. Lei, scomposta, rumorosa, sfrontata, abituata alle cantine e alle percosse. Tutto sta alla sensibilità degli interpreti, alla capacità di creare soluzioni efficaci per un organico poco frequentato. È il caso di Louis Moholo-Moholo e Alexander Hawkins, che, freschi di studio di registrazione, hanno aperto la seconda edizione di Novara Jazz Winter tra gli entusiasmi del pubblico – purtroppo non foltissimo – accorso al Conservatorio Cantelli. Sudafricano, rifugiatosi in Inghilterra nel 1965 per sfuggire all'Apartheid, Moholo rappresenta oggi un esempio indiscutibile di rigore antiaccademico e fiorente fantasia, scevra da qualsiasi virtuosismo. Con la consueta predilezione per il rullante - usato spesso senza cordiera, come un comune tamburo - Moholo accenna marce, swing e ritmi tribali, ma subito li frammenta e li abbandona per spostarsi verso tessuti sonori ampi e ondulanti. Qui Hawkins, giovane stella della scena inglese, si muove con disinvoltura, sviluppando temi e figure motiviche con una liricità spesso in acceso contrasto con il partner. Ma la batteria insiste, istiga, spoglia il pianoforte delle sue convinzioni, scardina la superficie laccata e ne risveglia l'istinto primitivo. Così le dita di Hawkins si chiudono a cucchiaio e l'articolato fraseggio melodico lascia spazio ad un approccio percussivo. Ne scaturisce un dialogo rovente ed appassionato, sorretto da un interplay dinamico, giocato sull'alternanza di timbri e colori. Ed in questi territori pianoforte e batteria non sembrano poi così distanti

Interpreti: Louis Moholo-Moholo: batteria; Alexander Hawkins: pianoforte

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