Da Napoli alla Francia

San Carlo: repertorio francese per le sorelle Labèque

Recensione
classica
Teatro di San Carlo Napoli
14 Gennaio 2016
Le sorelle Katia e Marielle Labèque sono tra quei pianisti al sevizio della musica, che ne illustrano la storia e la sua letteratura, piacere puro, intima scoperta. Hanno presentato al teatro di San Carlo di Napoli, dove mancavano dal 2000, pagine splendide di Francis Poulenc: il Concerto in re minore per due pianoforti e orchestra - diretti da Patrick Fournillier, già ascoltato al teatro cittadino nel 2012 in un memorabile concerto di Mozart con al pianoforte Aldo Ciccolini. Il percorso delle Labèque reinventa, in modo vitale, tutte le possibili relazioni della tonalità minore. Suonano in modo confidenziale, a tu per tu, ma con un pizzico di pathos come fosse la prima volta che affrontano il palcoscenico in due. Distillato il tocco - a volersi distinguere l'una dall'altra - in cui i temi sono sempre chiari e diretti, nella quasi assente complessità armonica della partitura. Il suono distinto e trasparente. Stupendo esce il fraseggio, persino nei rari momenti esili della scrittura, lunghe note con pedale, arpeggi, accordi ripetuti - stile pianistico forse meno interessante delle composizioni di accompagnamenti al pianoforte di Poulenc, ma idee musicali eclettiche con una traccia di nostalgia nei fraseggi. Una scorre il ricco tessuto ritmico, l'altra, con naturalezza, crea forme e prospettive mai osate prima con due stessi strumenti. Ritmo ed armonia si specchiano come le due pantere nere Stainway sul palcoscenico. Lunghi applausi e tre bis. Glass per due pianoforti non poteva mancare, Quattro movimenti, scritto per loro. Poi una breve polca a quattro mani di Adolfo Nono, e Scaramouche di Darius Milhaud. Tutto nello spirito di un divertissement. Nella musica di Poulenc non è stato mai messo in dubbio il sistema tonale-modale occidentale, i cromatismi sono sempre di passaggio, e la linea melodica riempie il tutto. Questo concerto ha soprattutto il grosso merito di portarci a ripensare radicalmente l'inventiva pianistica di Poulenc. Gigante pure Georges Bizet con “Roma”, Sinfonia n. 2 in do maggiore - nella seconda parte della serata. Interpretata con passione ma poca magia, con qualche calo di tensione negli archi e all'inizio poca intonazione dei corni, dall'orchestra del teatro, lascia perplessi dato che stasera erano i primi dei primi. Fournillier tenta un dominio della massa orchestrale, ma tenuto nella complessità di pochi gesti sfugge l'essenza melodica. Cattura però tutta la spiritualità del movimento Procession - una marcia funebre, un mondo poco visto di Bizet. Nei momenti più teutonici l'orchestra del teatro schiude invece tinte morbide nei fiati, profonde. Esilarante ed impareggiabile la Tarantella dell'ultimo movimento - forse solo troppo monocroma - anche questo era ed è esotismo: ancora oggi, del resto, alcune cittadine italiane sono così riflesse nell'immaginario Europeo. Sempre Mediterraneo è.

Interpreti: Katia e Marielle Labèque pianoforti

Orchestra: del teatro di San Carlo

Direttore: Patrick Fournillier

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