Classicamente Mozart
Torino: inaugurazione di stagione con Le nozze di Figaro
Dopo Manon Manon Manon, che in molti, noi compresi, hanno preso per inaugurazione di stagione (che altro dovrebbe essere lo spettacolo dopo le vacanze dalla fine della stagione precedente?) e che invece era un festival a parte, a mo’ di aperitivo propiziatorio, ufficialmente il Teatro Regio di Torino ha ora inaugurato con Le nozze di Figaro di Mozart la stagione 2024/2025, intitolata «La meglio gioventù».
A dirigere l’Orchestra è stato invitato un esponente della meglio gioventù, Leonardo Sini, trentaquattrenne che ha svolto il suo lavoro in modo che non fossimo troppo distratti da protagonismi direttoriali. Ha saggiamente scelto il principio guida hollywoodiano della regia invisibile applicandolo alla direzione, in modo che potessimo abbandonarci al naturale fluire musicale, e sì che Le nozze di Figaro sono un capolavoro inafferrabile come l’acqua, scorrono, fuggono e non s’arrestano un’ora, e se ti soffermi a pensare «oh che bravo direttore» è finita.
In perfetta armonia con questo principio si è posto il regista Emilio Sagi, che ha scelto un’impostazione classica e ha fatto recitare i cantanti mettendo in rilievo le parole dei recitativi e inserendovi pause maliziose, risatine, urletti, trasecolamenti, variazioni minime delle gag originarie (il letto al posto del «seggiolone» come nascondiglio per Cherubino e il Conte, nel primo atto), in una cornice scenografica che piacevolmente richiamava la più celebre scenografia della Nozze (Frigerio), sedimentata in tutti al punto da sembrarci dalle Nozze inscindibile, in modo che potessimo non pensarci e abbandonarci al naturale fluire teatrale di un Settecento luminoso e felice dove il sesso è ovunque, perché se ti soffermi a pensare «oh che regia innovativa» è finita.
Anche i cantanti si sono prestati al principio di messa in rilievo del testo e servizio dell’interprete ad esso. Senza mettersi a fare la minuziosa conta di chi ci è sembrato più bravo e chi meno bravo, rileviamo tuttavia che molto in parte ci sembravano gli artisti del Regio Ensemble in veste di comprimari, in particolare Albina Tonkikh (Barbarina), Janus Nosek (Antonio), Juan José Medina (Basilio). Una nota di merito va a Ruzan Mantashyan per aver sostiuito l’indisposta Monica Conesa nella parte della Contessa. Ma sorge una domanda. Se il pubblico, contentissimo, ha salutato con boati e ovazioni tutti i cantanti principali, compresi alcuni dalle voci a malapena udibili, stava applaudendo gli interpreti o i personaggi? Si sospetta la seconda, ma questo testimonia solo della freschezza dell’invenzione di quei due geni, Mozart e Da Ponte.
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
Versailles, grande successo per Polifemo di Porpora con Franco Fagioli
Apprezzate le prove di Chailly, Netrebko, Tézier e del coro, interessante ma ripetitiva la regia di Muscato