Che ritmi euforici al Savoy!

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Recensione
classica
Festival Internazionale dell'Operetta Trieste
Paul Abraham
05 Luglio 2002
Cosa non perdere nel panorama dei festival estivi? Un gran "Ballo al Savoy" a Trieste, un'esuberante, esilarante 'Ausstattungsoperette' fornita di tutto l'apparato scenico necessario alla messinscena (costumi, scene di lusso, interpreti, coreografie sincronizzate, luci, masse corali e comparse a iosa). Chi vuole divertirsi con uno spettacolo perfetto, che scorre velocissimo e abbaglia con i suoi ingredienti occhieggianti a Broadway e al filone cinematografico portato alla ribalta da Fred Astaire, troverà nello spettacolo inaugurale della trentatreesima rassegna dell'operetta schiettezza, simpatia e alta professionalità. Iniziato con un ritardo di un quarto d'ora in ragione delle assennate proteste sindacali proclamate ieri riguardanti l'articolo 18, cui ha aderito anche il personale del Teatro Verdi, "Ballo al Savoy" è stato riproposto nella città giuliana dopo un'assenza più che ventennale. Gino Landi, veterano del festival e gran maestro del teatro musicale leggero, ha firmato brillantemente regia e coreografie. Sin dal suo primo debutto a Berlino, nel 1932, l'operetta del magiaro Paul Abraham (che poi finì in miseria e morì in manicomio) piacque enormemente al pubblico. In un'atmosfera di innegabile suggestione il compositore seppe unire la tradizione operettistica occidentale al jazz e alla canzonetta leggera americana. Si tratta di un congegno fatto di grandi numeri, di grande spettacolo visivo, balli, dialoghi sulfurei e spiritosissimi. L'azione ha luogo a Nizza: una coppia di giovani nobili ritorna a casa dopo dodici mesi di viaggio di nozze ed è festeggiata dagli amici più cari (un mannello di snob e di figure strambe), fra cui il bizzarro rubacuori turco Mustafà Bey (interpretato da uno straordinario Ugo Maria Morosi). Ma ecco giungere un telegramma di Tangolita, una ex fiamma del novello sposo, che pretende una notte d'amore con lui al Savoy. Nel frattempo atterra con un aeroplano Daisy Parker, la cugina americana della coppia, una donna vulcanica e stravagante che scrive musica jazz e ballabili di successo sotto lo pseudonimo maschile di José Pasodoble e che si esibirà quella sera stessa al Savoy. Tresche, infedeltà, gelosie, equivoci, conquiste e balli si snodano dunque al Savoy; il ballo del titolo è un valzer, un filo conduttore entro il quale sono inannellati tanghi, ritmi iberici, jazzistici, swing, fox-trot, canzoncine di forte presa melodica (come "Mister Brown" costruita sulla smaccata citazione tematica di "Night and Day" di Porter). Ovviamente la flebile trama da romanzetto rosa, esplicitamente derivata dalla commedia di Dumas "Francillon", se non fosse sostenuta dai dialoghi ricchi di verve e dalla paccottiglia di souvenir musicali non avrebbe alcunché di spumeggiante. Ma la ricetta sta proprio qui, nella bravura dei cantanti-attori a rendere comici e lievi gli accadimenti che ruotano intorno ai pettegolezzi e ai tradimenti di mogli e mariti. "Ballo al Savoy" ha recuperato nel ruolo di Daisy la bravissima Daniela Mazzucato, che canta, recita e danza con immutata freschezza giovanile. Altrettanto efficace Simona Patitucci nelle vesti della sensuale Tangolita, e la coppia lirica (Francesco Grollo e Erla Kollaku, in possesso di belle voci). Spassosissimi il cameriere Arcibaldo di Orazio Bobbio e lo "sfigato" Celestino di Gianluca Ferrato. Il tutto si è giovato delle scene e dei costumi disegnati da Pasquale Grossi, ispirati al mondo déco e alle femmine di lusso ritratte da Tamara de Lempicka: tanto bianco e nero, grigi perlacei, lustrini, tessuti argentei e, addirittura, per le ballerine succinti due pezzi realizzati con sole perle a cascata (che si richiamavano alla celebre mise di Josephine Baker). Dunque sono stati reinterpretati gli anni ruggenti nel massimo lusso. Ha ben condotto la compagnia il giovane direttore d'orchestra americano Christopher Franklin. Alla fine applausi scroscianti per tutti.

Note: Nuovo allestimento del Teatro Lirico "Giuseppe Verdi"

Interpreti: Francesco Grollo, Erla Kollaku, Daniela Mazzucato, Ugo Maria Morosi Simona Patitucci, Orazio Bobbio

Regia: Gino Landi

Scene: Pasquale Grossi

Costumi: Pasquale Grossi

Corpo di Ballo: Corpo di ballo del Teatro Lirico "Giuseppe Verdi"

Coreografo: Gino Landi

Orchestra: Orchestra del Teatro Lirico "Giuseppe Verdi"

Direttore: Christopher Franklin

Coro: Coro del Teatro Lirico "Giuseppe Verdi"

Maestro Coro: Marcel Seminara

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