Chauhan tra Rachmaninov, Ciaikovskij e Brahms

Parma: il giovane direttore è tornato alla guida della Filarmonica Toscanini con Stephen Hough al pianoforte

Alpesh Chauhan, Stephen Hough
Alpesh Chauhan, Stephen Hough
Recensione
Auditorium Niccolò Paganini, Parma
Alpesh Chauhan, Stephen Hough
11 Maggio 2018 - 12 Maggio 2018

Continuando il viaggio nel repertorio sinfonico intrapreso nella veste di direttore principale della Filarmonica Toscanini, in occasione del concerto di venerdì scorso Alpesh Chauhan ha proposto pagine quali L’isola dei morti op.29 di Rachmaninov e Francesca da Rimin iop.32 di Ciaikovskij, per finire con il brahmsiano Concerto per pianoforte e orchestra n.1 in re minore op.15, qui affiancato da Stephen Hough nel ruolo solista.

Una scelta che permesso a Chauhan di indagare le pieghe espressive del poema sinfonico che Rachmaninov ha creato ispirandosi al celebre dipinto di Arnold Böcklin, restituendone la densità drammatica attraverso una lettura orchestrale attenta, più indirizzata a uno sviluppo coerente dell’amalgama strumentale rispetto all’enfatizzazione di scarti melodico-armonici più immediati e di più facile suggestione.

Caratteri che confermano il gusto di questo direttore per un lavoro di approfondimento indirizzato allo sviluppo degli equilibri timbrici, come è emerso anche nel confronto con la pagina di Ciaikovskij. Se questa volta l’ispirazione del compositore è stata nutrita dalla fonte letteraria dal Canto V dell'Inferno dantesco, la lettura che ne è stata offerta ha ribadito una sobrietà di fondo che ha scelto di arginare nel complesso quelle derive drammatiche presenti nella partitura, qui ricondotte ad una più equilibrata evidenza melodica.

Più articolato l’approccio con il concerto di Brahms, dove il pianismo di Stephen Hough ha offerto una cifra interpretativa nutrita da un’espressività assieme sofisticata e nitida, capace comunque di emergere tra le incursioni orchestrali che la natura dal preponderante carattere sinfonico di questa pagina porta con se, gestite da Chauhan con una cura che confermava la preferenza rivolta all’equilibrio rispetto all’effetto.

La serata è stata chiusa dai convinti applausi del pubblico presente, premiato da un fuori programma di Hough che ha offerto una delicata interpretazione del Sogno schumanniano.