Cenerentola tra realtà e sogno

Ad Amsterdam ottimo nuovo allestimento firmato Laurent Pelly 

Cenerentola (Foto De National Opera- Baus Dsc)
Cenerentola (Foto De National Opera- Baus Dsc)
Recensione
classica
De National Opera Amsterdam
Cenerentola
03 Dicembre 2019 - 28 Dicembre 2019

Il regista francese Laurent Pelly ha centrato il difficile bersaglio : creare una Cenerentola di Rossini moderna, che usa il « mocio » per pulire i pavimenti e che avvia la lavatrice, ma sapendo inserire nel contesto realistico d’oggi tutta la magia della fiaba e la brillantezza dell’opera buffa. Obiettivo raggiunto proponendo un finale aperto, che spiega la compresenza nelle scene di Chantal Thomas di abiti e mobili d’oggi, che scorrono lungo pedane parallele e di diverse altezze a formare i diversi ambienti, con elementi scenici tutti rosa, spesso ingigantiti, chiaramente irreali, quando invece si entra nella parte più favolistica del racconto. Ed infatti, l’happy end finale è seguito inaspettatamente da Angelina di nuovo sola in scena, vestita da lavori di casa, come se, appunto, non avesse vissuto altro che un sogno. Così dunque se i “cattivi”, Don Magnifico e le sue figlie Clorinda e Tisbe, sono all’inizio pure vestiti con abiti d’oggi, Pelly introduce però anche presto costumi d’epoca  mano a mano che ci si addentra nella parte “rosa” del racconto. Ed anche il bravo coro maschile è deliziosamente abbigliato in settecenteschi abiti pastello. Tutti i bei costumi, come sua abitudine, sono firmati dallo stesso Pelly, insieme a Jean-Jacques Delmotte, e davvero bello in particolare è quello di Cenerentola per il ballo, nei toni della cenere. Altro fattore chiave di successo dello spettacolo il cast di interpreti : nel ruolo di Angelina la brava ed espressiva mezzosoprano americana Isabel Leonard ; al suo fianco il tenore pure statunitense Lawrence Brownlee dalla voce melodiosa che incanta e tanta simpatia in scena che conquista; il baritono Nicola Alaimo nel ruolo di Don Magnifico da vita in modo esemplarmente moderno al personaggio con il necessario carattere di cattivo buffo, ma con un velo di godibilissima intelligente autoironia, e sfodera tutta la sua bravura nelle arie più veloci ed ardue ; ottima la prova anche dell’altro baritono italiano, Alessio Arduini, un Dandini dandy, e del basso Roberto Tagliavini come sapiente Alidoro che riesce a non fa pesare nel ritmo dello spettacolo le sue arie serie. Le due sorellastre Clorinda e Tisbe sono infine interpretate, nell’ordine, dal soprano armeno Julietta Aleksanyan e dal mezzosoprano inglese Polly Leech, voce più importante la prima, dizione italiana entrambe da migliorare, tutte e due assai divertenti come ragazze d’oggi viziate e senza valori. Sul podio Daniele Rustioni che canticchia anche un po’ l’opera e appare più concentrato man mano che l'opera prosegue, e la brava Netherlands Chamber Orchestra da prova di una esecuzione dai tempi assai gradevolmente calibrati. Unico neo dello spettacolo, realizzato in coproduzione con l’Opera di Ginevra e quella di Valencia : ad Amsterdam l’acustica del moderno bel teatro purtroppo non fa sentire bene i cantanti quando sono in posizione arretrata, con una sensazione di dispersione del suono simile a quella che si prova in certi teatri all’aperto. 

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