Caos, ma che musica

Recensione
classica
Accademia Nazionale di Santa Cecilia Roma
Dmitrij Sostakovic
05 Gennaio 2002
"Caos anziché musica": così recitava il titolo dell'articolo pubblicato nel 1936 sulla Pravda che stroncava definitivamente la Lady Macbeth di Sostakovic, eliminandola dai cartelloni dei teatri dell'Unione Sovietica fino al 1963. In effetti di caos ce ne è davvero tanto in questa opera dalle tinte forti, impastata di sangue e sesso, tutta imperniata su una donna prigioniera di un matrimonio, che pur salvandola dalla miseria l'ha spinta nella disperazione della noia e dell'infelicità coniugale. La complessità e la drammaticità del personaggio, i cui reiterati omicidi non riescono a smorzare in noi spettatori una luce di simpatia e di umana compassione e che Sostakovic stesso definiva come di "un raggio di luce nelle tenebre" rispetto alla grettezza e vacuità degli altri personaggi, sono state colte in pieno dal soprano Svetlana Dobronravova, che ci propone una Katerina forte e fragile allo stesso tempo, sempre intensa e autentica, reggendo senza cedimenti le quasi tre ore di spettacolo durante le quali è sempre in scena. Straordinario Rostropovich, che sembra ridersi degli anni che passano (e sono già 75!) quanto a vitalità: una direzione energica e intensa, curata nei minimi particolari che è riuscita a tirare fuori il meglio dell'orchestra ceciliana e che ha sottolineato con sapienza le parti dei fiati, essenziali nel linguaggio di Sostakovic. Di contro alle scelte minimaliste della scenografia, a volte obbligate dalla forma semiscenica a volte discutibili, il cast e la regia di questa edizione ceciliana sono assolutamente trascinanti e coinvolgenti: sia a livello vocale sia a livello scenico i cantanti rivelano un'ottima padronanza dei ruoli e una convincente proposta interpretativa, con alcune piacevoli sorprese anche tra i ruoli minori come il pope Fedor Kuznetsov, mentre la regia si mantiene sempre vivace assecondando felicemente i numerosi colpi di scena dell'opera. Indovinata la scelta dell'enorme letto rosso-sangue nel mezzo del palcoscenico, oggetto simbolico che rappresenta tanto l'infelicità coniugale quanto i piaceri proibiti di Katerina.

Interpreti: Dobronravova/ Borovikova, Gilmanov, Videman/ Strashko, Kasjanenko/ Nowikova, Cassian/ Gertseva, Komov/ Akimov, Gurets/ Akimov

Regia: Sergio Renan

Scene: Tito Egurza

Costumi: Renata Schussheim

Orchestra: Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Direttore: Mstislav Rostropovich

Coro: Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Maestro Coro: Filippo Maria Bressan

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Omaggio al compositore francese con Orazio Sciortino ed i Solisti del Teatro alla Scala

classica

Nell’anno del centenario si conclude all’Opera Nazionale Olandese la trilogia di opere pucciniane firmate del tandem Barrie Kosky alla regia e Lorenzo Viotti alla direzione d’orchestra

classica

La direzione di Valcuha, la regia di Guth, i cantanti ottimi e perfettamente affiatati hanno reso indimenticabile quest’edizione del capolavoro di Janacek