Cala il sipario sulle Nozze di Strehler

Dopo trent'anni e 167 repliche vengono ritirate definitivamente Le nozze di Figaro nella regia firmata da Giorgio Strehler. Per la recita d'addio, purtroppo è stato scelto un cast assai fiacco

Recensione
classica
Opéra National de Paris Parigi
Wolfgang Amadeus Mozart
03 Luglio 2003
Le nozze di Figaro di Giorgio Strehler finiscono in soffitta. Dopo trent'anni di riprese, spesso tempestose, il celebre spettacolo concepito dal geniale regista milanese esce di scena. Per sempre. Almeno trecentomila spettatori hanno applaudito questa produzione che si è conquistata, in maniera del tutto meritata, l'appellativo di "storica". Fino al 1972, Le nozze di Figaro venivano date a Parigi solo in traduzione francese all'Opéra Comique e spesso con i recitativo accompagnati dal pianoforte. Rolf Liebermann, decide di voltare pagina. Per l'opera mozartiana pensa a due personalità di primo piano: Georg Solti e Giorgio Strehler. L'opera va così in scena, finalmente nella sua versione originale, per la prima volta a Parigi nel marzo 1973. Le prove dello spettacolo, in realtà, non sono prive di problemi di ogni tipo. Tra Solti e Strehler le frizioni sono all'ordine del giorno. E il regista abbandona Parigi il giorno prima della "generale". Dal 1973 al '76, è l'assistente di Strehler, Jean-Claude Auvray, che assicura le riprese tanto a Palais Garnier quanto altrove (New York e Washington). Successivamente spetta ad Humbert Camerlo di curare il lavoro. Intanto nell'81, Strehler produce alla Scala una nuova produzione delle Nozze, da questo momento chiamata la "versione di Milano", leggermente diversa da quella di Parigi. Ma Bastille riprende nel '90, senza l'avallo di Strehler, la versione andata in scena nel '73. È Ezio Frigerio che adatta la vecchia versione, servendosi delle modifiche di quella di Milano. Quando Hugues Gall viene nominato direttore dell'Opéra national de Paris, l'"affaire Strehler" torna alla ribalta: questa volta il regista accetta che il suo nome figuri accanto a quello di Camerlo. Questa la cronaca di uno spettacolo tempestoso che comunque è arrivato solo a Parigi a 167 repliche. Gli addii di questa produzione meritavano probabilmente un altro cast. Certo è difficile resistere per trent'anni senza cedere all'usura del tempo. Insomma, queste Nozze ormai risentono di un'evidente stanchezza. La troupe si è rivelata dignitosamente affidabile, ma in cerca di una vera étoile. Solo la Contessa, stilisticamente impeccabile e musicalmente commovente, di Brigitte Hahn ha risollevato il livello globale abbastanza modesto. E qualche colpa l'ha pure il direttore Stéphane Denève che ha spinto il pedale della monotonia e della routine. Resta ora il ricordo di uno spettacolo che ha fatto scuola. Basta dare un'occhiata alle imitazioni per assicurarsi della genialità dell'originale.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Bologna: il nuovo allestimento operistico dell’Orchestra Senzaspine ha debuttato al Teatro Duse

classica

Successo per Beethoven trascritto da Liszt al Lucca Classica Music Festival

classica

Non una sorta di bambino prodigio ma un direttore d’orchestra già maturo, che sa quello che vuole e come ottenerlo