Cajkovskij secondo Gergiev

Milano: successo per la "Patetica" con la Filarmonica della Scala

Gergiev con la Filarmonica della Scala
Gergiev con la Filarmonica della Scala
Recensione
classica
Teatro alla Scala di Milano
Gergiev con la Filarmonica della Scala
19 Febbraio 2018

Il debutto di Nelson Freire (Concerto n.2 di Brahms) con la Filarmonica della Scala diretta da Valerij Gergiev ha lasciato un po' perplessi per lo squilibrio fra lo strumento solista, ora troppo esile ora troppo "pestato", e un'organico che talvolta non si uniformava alle intenzioni del solista. Se si eccettua il delicatissimo colloquio fra pianoforte e violoncello nell'Andante, tutta l'esecuzione non è stata memorabile. Ottima comunque l'accoglienza del pubblico, con il pianista che ha regalato come bis una breve trascrizione dall'Orfeo e Euridice, in omaggio all'opera di Gluck che va in scena alla Scala il 24 febbraio.

Tutt'altro discorso merita invece la seconda parte dela serata, con la Sinfonia n. 6 Patetica di Caikovskij con Gergiev che è riuscito a fare il miracolo. Il direttore ha fama di provare poco, di arrivare sempre all'ultimo momento, ma il risultato ha lasciato tutti esterefatti. Gli archi della Filamonica hanno acquistato un tono brunito e corposo, massiccio, gli ottoni una fermezza e virulenza inaudita, assoluta trasparenza dei legni, il tutto con una ininterrotta tensione. Le ultime battute del quarto movimento che sprofondano nel nulla, hanno letteralmente lasciato senza fiato. Non per vezzo, né per consuetudine, il lunghissimo silenzio al termine dell'esecuzione è stato inevitabile. Poi applausi a non finire. Un particolare curioso: Gergiev per il "suo" Caikovskij ha voluto eliminare il podio ed ha diretto sul palco attorniato dalle prime file degli archi.

 

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