Britten tra realtà e simbolo

The Turn of the Screw in scena a Bologna per il centenario del compositore inglese

Recensione
classica
Teatro Comunale di Bologna Bologna
Benjamin Britten
19 Novembre 2013
Uno spettacolo in forma di similitudine. Il figurativismo trasfigurato di "The Turn of the Screw" gioca il suo equilibrio tra la raffigurazione di un immaginario domestico fin de siècle e una simbologia dell’oppressione, fatta di immensi spazi (vuoti), di specchi che sono soglie (magnificamente realistici nella messinscena e allo stesso tempo allusivi, proiettati verso un altro mondo – fuor di metafora! – abitato da spettri), di luci che sono squarci (e ombre): così la casa, unità di luogo dove si svolge l’azione, si offre allo spettatore per quel che è… e per quel che potrebbe essere, immagine perturbante di un covo di soggezione e paura. E se è ovvio che il testo di Henry James offra il fianco a analisi psicologiche d’ogni genere, è vero che il regista Giorgio Marini e lo scenografo Edoardo Sanchi hanno saputo dosare con gusto e mestiere elementi dalla suggestione letteraria che avrebbero altrimenti potuto esser rischiosi. E intanto il colore delle note di Benjamin Britten – alla bacchetta di un’orchestra, nei numeri e nel sapore, cameristica, c’era Jonathan Webb, profondo conoscitore della scrittura del compositore inglese – sembrava fondersi in un’esperienza di sinestesia con il colore raccolto delle luci di Guido Levi, ancora una volta capace di dare la sua impronta allo spettacolo. Un intreccio tra le parti, ispirato anche alla tradizione popolare britannica, che più che rendere merito alle singole voci, riusciva a creare una amalgama sospesa sui registri acuti delle voci femminili e di quella bianca di Sebastian Davies, nei panni di Miles. In un 2013 – com’è ovvio e giusto – segnato dai bicentenari verdiano e wagneriano, c’era anche il centenario di Britten e il Teatro Comunale di Bologna non se n’è dimenticato, recuperando il suo stesso allestimento del 1997.

Interpreti: Randall Bills (Il Prologo, Quint) L'istitutrice (Anne Williams-King) Miles (Sebastian Davies) Flora (Erin Huges) Mrs. Grose (Laura Cherici) Miss Jessel (Cristina Zavalloni)

Regia: Giorgio Marini

Scene: Edoardo Sanchi

Costumi: Elena Cicorella

Orchestra: Teatro Comunale di Bologna

Direttore: Jonathan Webb

Luci: Guido Levi

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Napoli: per il Maggio della Musica

classica

Nuova opera sul dramma dell’emigrazione

classica

Al Theater Basel L’incoronazione di Poppea di Monteverdi e il Requiem di Mozart in versione scenica