Bravura collettiva per "La sposa venduta"

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Recensione
classica
Teatro Lirico Giuseppe Verdi Trieste
Bedrich Smetana
18 Febbraio 2003
Sin dai tempi di Mahler, Walter e Barbirolli "La sposa venduta" si è insediata nei maggiori teatri del mondo, tanto che ancor oggi è in repertorio ovunque, meno che in Italia, dove la sua realizzazione è assai infrequente, a dir poco rara. Anche a Trieste, città in cui particolarmente sensibile si è rivelata in anni recenti la ripresa di capolavori del teatro musicale slavo come "Halka" e "Rusalka", il celebre titolo di Smetana è stato allestito assai di rado, e addirittura, prima che in lingua cèca, in croato e in sloveno. "La sposa venduta", riapparsa ieri sera, mancava da Trieste da un trentennio. Eppure questo esile racconto romantico-fiabesco moraleggiante, ove dominano il senso di rusticità patriarcale e di vivezza corale, avrebbe tutte le carte in regola per essere pure in Italia stabilmente in repertorio. La partitura di Smetana è giocata su meccanismi perfetti e non vi è mai un cedimento; la si ascolta d'un fiato rapiti dall'atmosfera armonica elevatissima e cangiante, e dalle irrefrenabili immissioni motorie popolari boeme. Qual'è la ragione di questa scarsa fortuna in Italia? Per realizzarla a tutto tondo serve una compagnia di cantanti-attori dotati di buona voce e di bella presenza, ma anche versati nei balli e nei 'balzi'. E, quando è difficile mettere insieme queste caratteristiche, si ricorre ad una compagnia di specialisti del repertorio patrio, come quella di ieri sera, per la maggior parte slovacca, governata dall'esperta bacchetta del bulgaro Julian Kovatchev, musicista raffinatissimo che ha condotto "La sposa venduta" senza alcun cedimento ad inutili, grevi pesantezze di suono. Kovatchev ha ottenuto dall'orchestra un reticolo sonoro squisito, entro il quale si sono fuse le belle voci della deliziosa Eva Jenis, una Marenka spigliata, del tenore Miro Dvorsky, disinvolto e in gran forma vocale e del basso Vladimir Kubovcik nelle vesti del simpatico e bonario sensale Kecal. Bravissimo soprattutto per la fisiologica felicità espressiva è apparso Oto Klein che ha prestato a Vasek, il tonto balbuziente del villaggio idilliaco, ottimo risalto. Seppur sacrificati in ruoli minori, lodevoli sono risultati Monica Faralli, Lucia Mastromarino, Nicola Pamio, Luigi De Donato e Anna Laura Longo. L'allestimento proveniva dal Teatro dell'Opera di Bratislava e, come da tradizione, presentava scene e costumi intonati a uno spettacolo da cartolina villereccia boema, ben tornito dall'esperta regia di un veterano qual'è Vaclav Veznick. Il coro e i danzatori, in gran forma, hanno fatto il resto, creando un insieme perfetto. Applausi prolungati e meritatissimi per tutti.

Note: Allestimento del Teatro dell'Opera di Bratislava

Interpreti: Alberto Noli, Monica Faralli, Eva Jenis / Adriana Kohutkova, Luigi De Donato, Lucia Mastromarino, Oto Klein, Miro Dvorsky / Ludovith Ludha, Peter Mikulas, Nicola Pamio, Anna Laura Longo, Nicolò Ceriani

Regia: Vaclav Veznik

Scene: Ladislav Vychodil

Costumi: Josef Jelinek

Corpo di Ballo: Corpo di Ballo del Teatro Lirico "G. Verdi" di Trieste

Coreografo: Daniel Wiesner

Orchestra: Orchestra del Teatro Lirico "G. Verdi" di Trieste

Direttore: Julian Kovatchev

Coro: Coro del Teatro Lirico "G. Verdi" di Trieste

Maestro Coro: Marcel Seminara

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