Bologna riscopre Stanislao Mattei
L’oratorio per soli, coro e orchestra La passione di Gesù Cristo signor nostro nella prima esecuzione odierna della seconda versione.

Stanislao Mattei (1750-1825) è una delle figure centrali e più rappresentative della vita musicale bolognese tra Settecento e Ottocento. Non solo perché allievo (durante i suoi studi ebbe anche occasione di conoscere Mozart) e poi erede di padre Giambattista Martini, eminenza grigia della cultura musicale felsinea del XVIII secolo, che lo pose alla guida della cappella musicale della basilica di S. Francesco, ma anche in quanto influente maestro, tra gli altri, di Gaetano Donizetti e Gioacchino Rossini, che lo definì un insegnante peculiare, eccellente nel guidare e decisivo nel correggere. Inoltre, Mattei dal 1799 fu anche aggregato all’Accademia dei Filarmonici, che presiedette nel 1803, 1808 e 1818, mentre nel 1804 figurò tra i fondatori del prestigioso Liceo Filarmonico (poi Musicale) di Bologna, ponendo le basi dell’odierno Conservatorio. Accanto all’attività didattica, si annovera anche quella di eccelso compositore, soprattutto di musica liturgica e devozionale.
In occasione del bicentenario della morte, Officina San Francesco Bologna in collaborazione con Bologna Festival porta in scena una delle sue opere più ammirate e diffuse durante la sua epoca già dalla prima esecuzione nel 1792, ovvero l’oratorio per soli, coro e orchestra La passione di Gesù Cristo signor nostro (libretto di Pietro Metastasio) presentato nella sua prima esecuzione odierna integrale della seconda versione. Come riporta nel programma di sala Elisabetta Pasquini, che ha curato l’edizione critica delle musiche dell’opera, la particolarità della seconda versione (1806) di questo capolavoro finora purtroppo dimenticato è che la parte di Maddalena fu affidata proprio allo stesso Rossini, che all’epoca si distingueva come contralto e che in seguito alla sua apprezzata esibizione fu aggregato all’Accademia dei Filarmonici, dunque prima come cantante che come compositore.
L’oratorio esibisce la tipica struttura del melodramma tardo-settecentesco, cioè una rigida alternanza di arie con da capo e recitativi secchi od orchestrali, a cui si aggiungono intense parti corali accanto a ispirati duetti e quartetti. La limpida, brillante e inventiva scrittura di Mattei, che quasi spoglia il genere oratoriale del suo carattere più sommessamente religioso per calarlo in quello più avvincente del dramma musicale, si fa apprezzare grazie al suono corposo dell’Orchestra Sinfonica G. Rossini, dalla corretta esibizione del coro da camera Collegium Musicum Almae Matris e dalle convincenti performance dei solisti: il soprano Giulia Bolcato (Pietro), il mezzosoprano Gaia Petrone (Maddalena), il tenore Manuel Amati (Giovanni) e il baritono Marco Bussi (Giuseppe d’Arimatea). Sul podio l’esperto maestro Enrico Lombardi, che coordina tutte le parti con un’efficace concertazione.
Una serata davvero importante per la cultura musicale bolognese e che si conclude con i numerosi e ricchi applausi della gremita navata centrale, a testimonianza dell’ottima riuscita dell’operazione e a dimostrazione della necessità di riscoprire e valorizzare il patrimonio musicale di un luogo, in questo caso Bologna, per conservarne la memoria.
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