Black Metal improvvisato
Il quartetto di Vigroux, Sharp, Chevillon e Baron a Venezia
Recensione
jazz
Nessun prigioniero nella prima e unica data italiana del super quartetto del cappellaio matto Franck Vigroux, con Bruno Chevillon al contrabbasso, Elliott Sharp alla chitarra e mezzo soprano e Joey Baron alla batteria. Devastante l’onda d’urto sviluppata dall’atipica formazione, che si è esibita in un’ora e venti di flusso denso e scuro, interrotto solo da una breve pausa prima del lungo bis. Complesse le dinamiche sviluppate dalla band, con la coppia Baron-Chevillon impegnata a martellare a più non posso, a macinare ritmi furenti più vicini all’hardcore, al black metal, appunto, al dark noise. Battitori liberi Vigroux, ai giradischi, elettronica e chitarra, e Sharp: ossessiva, insistente, sinistra, la presenza del francese, che a tratti è apparso talmente concentrato su di sé da rasentare l’autismo, mentre Sharp ha preferito lavorare sui colori, sia alla chitarra, con la quale ha sfoderato le consuete nebulose di tapping e il solito, sublime, tocco slide, sia al mezzo soprano, impiegato più che altro nei rari passaggi di calma minacciosa. Notevole anche l’uso da parte del newyorchese della loop station, elemento ulteriormente destabilizzante in un composto già di per sé altamente instabile. Momento più emozionante della serata l’unica escursione in solo di Chevillon, che ha regalato alla platea, numerosa e intirizzita per il freddo vento che agitava la laguna, un saggio di superba maestria: accantonate per un attimo le corpose distorsioni, il contrabbassista ha incantato per la pulizia del tocco, per la tecnica scintillante e per l’inventiva nel fraseggio.
Interpreti: Franck Vigroux, chitarra elettrica, giradischi, elettronica; Elliott Sharp, chitarra elettrica, sassofono mezzo soprano, elettronica; Bruno Chevillon, contrabbasso; Joey Baron (batteria).
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