Alla riscoperta de “Le Willis”

Inaugurata a Parma la prima edizione del Festival Toscanini con l’opera d’esordio di Puccini, preceduta dal concerto per pianoforte in sol maggiore di Ravel

Le Wlillis - Festival Toscanini (foto Fabio Boschi)
"Le Wlillis" - Festival Toscanini (foto Fabio Boschi)
Recensione
classica
Parma, Aditorium Paganini
Festival Toscanini
05 Giugno 2022

Connotata da un omaggio a Giacomo Puccini dal raro interesse rappresentato dal recupero de Le Willis – originario lavoro alla base della revisione in due atti maggiormente nota come Le Villi – la serata inaugurale della prima edizione del Festival Toscanini ha visto protagonisti domenica scorsa sul palcoscenico dell’Auditorium Paganini di Parma due figure come, appunto, il compositore di Lucca affiancato dal Maurice Ravel del Concerto in sol maggiore per pianoforte e orchestra.

Composta del 1931, la pagina raveliana è stata offerta in apertura di serata attraverso la lettura decisamente vitalistica impressa dalla direzione di Omer Meir Wellber – anche direttore musicale del festival stesso – che ha condotto la Filarmonica Toscanini attraverso i tre movimenti del concerto con passo stringato, privilegiando il dato dinamico. Un carattere che ha trovato un funzionale contrappeso nel pianismo brillante ma controllato espresso dal pianista rumeno Daniel Ciobanu, capace di assecondare con gusto personale il segno vivace e variegato dell’opera di Ravel. Un risultato raggiunto grazie ad un approccio capace da un lato di restituire con efficace cura espressiva il disteso racconto melodico tratteggiato nell’Adagio assai centrale, e dall’altro di sciogliere con misurata eleganza un virtuosismo pianistico che, lungi dall’essere fine a se stesso, restituisce un’estetica raveliana estremamente ricca e raffinata, dove l’autore riesce a distillare rimandi stilistici che toccano certi profumi jazzistici tra la New Orleans più “classica” e Tin Pan Alley. Un rimando, quello ad una certa età del jazz, che Ciobanu ha poi reso esplicito in un bis, concesso tra gli applausi convinti del pubblico presente, dal sapore honky-tonk.

Daniel Ciobanu - Festival Toscanini (foto Fabio Boschi)
Daniel Ciobanu, Omer Meir Wellber - Festival Toscanini (foto Fabio Boschi)

Con un salto indietro nel tempo, sia in senso cronologico sia stilistico-musicale, la seconda parte della serata è stata dunque dedicata alla riscoperta de Le Willis, titolo composto da Puccini per essere presentato al concorso indetto da Sonzogno nel 1883 per la composizione di un atto unico. Come annota Martin Deasy, curatore dell’edizione critica Ricordi, «la proposta di Puccini fu completamente ignorata dai giudici (per ragioni che hanno poco a che fare con la qualità del lavoro), ma nel maggio 1884, con il sostegno del librettista dell’opera, Ferdinando Fontana, e di un gruppo di aristocratici mecenati, egli riuscì a racimolare fondi sufficienti per allestire il titolo al Teatro Dal Verme di Milano. L’accoglienza fu trionfale. Giulio Ricordi acquistò il lavoro quasi immediatamente e chiese a Puccini di revisionarlo affinché esso si articolasse in due atti, con un finale più esteso e una nuova romanza per il soprano. La versione rivisitata (con la grafia Le Villi) venne allestita a Torino tra dicembre e gennaio 1884 e subito dopo alla Scala. In quell’occasione, Puccini aggiunse una romanza per il tenore. Le Willis nella versione in un atto sparì dalle scene subito dopo il suo primo allestimento e la partitura autografa venne smembrata e dispersa, finendo sulle due sponde dell’Atlantico (una porzione sostanziosa del testo fisico venne rielaborata e incorporata nella versione rivisitata). La nuova edizione critica pubblicata da Ricordi nel 2020 ha schierato approcci rigorosi di critica testuale per consentire ancora una volta – dopo oltre 130 anni – la realizzazione della versione originale in un atto».

Le Wlillis - Festival Toscanini (foto Fabio Boschi)
"Le Wlillis" - Festival Toscanini (foto Fabio Boschi)

Da qui l’interesse per questa prima esecuzione italiana in tempi moderni, offerta in questa occasione nella forma semiscenica realizzata con discrezione grazie al progetto drammaturgico e alla regia di Filippo Ferraresi che, con elementi scenici curati da Guido Buganza, ha distribuito rimandi simbolici a commento in un andamento narrativo il cui senso ciclico ed ineluttabile è stato sottolineato, tra l’altro, anche dalla presenza di Silvia Layla, impegnata nella danza dei giri Dervish.

In primo piano, quindi, abbiamo ritrovato la tessitura musicale restituita con impegno dalla Filarmonica Toscanini, guidata da Wellber alla scoperta di quelle tracce di carattere sia melodico sia sinfonico che segneranno in maniera così connotata la produzione successiva dello stesso Puccini. Un impianto che, attraverso quel carattere tra il fantastico e il drammatico derivato dalla fonte originale rappresentata dal racconto Les Wilis di Alphonse Karr del 1852, è stato abitato con efficace presenza dalle voci del soprano Selene Zanetti nel ruolo di Anna, del tenore Kang Wang nel ruolo di Roberto e del baritono Valdimir Stoyanov nel ruolo di Guglielmo Gulf, compagine completata dagli inserti corali che hanno coinvolto la Camerata Musicale di Parma preparata da Martino Faggiani.

Anche alla fine di questa riscoperta pucciniana, gli applausi generosi di un pubblico che poteva essere più numeroso hanno salutato tutti gli artisti impegnati.

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