A Bologna la “Maratona Shostakovich”
Vari prestigiosi interpreti e più di due ore di musica per celebrare il maestro russo nell’ambito di Musica Insieme
26 novembre 2025 • 3 minuti di lettura
Bologna, Auditorium Manzoni
Maratona Shostakovich
24/11/2025 - 24/11/2025Per celebrare il cinquantenario della scomparsa di Dmitri Shostakovich, Musica Insieme Bologna ha deciso di fare le cose in grande, o meglio, a lungo. L’idea, che ormai si può dire tramutatasi in un notevole successo, è stata proporre una serata di oltre due ore di musica (una durata sicuramente inusuale per un concerto sinfonico o da camera) tutta dedicata al maestro russo. Diviso in tre momenti, scanditi a loro volta da due intervalli, il nuovo appuntamento della stagione 2025/2026 di una delle istituzioni musicali più prestigiose della città ha visto esibirsi, alternandosi e collaborando felicemente, artisti di alto livello: Laura Marzadori (primo violino della Scala), Enrico Bronzi (violoncello e direttore) con l’Orchestra da Camera di Perugia, il soprano Nikoletta Hertsak, il trombettista Raphaël Horrach e il pianista Boris Petrushansky.
La serata si è aperta con i Preludi e fughe per pianoforte op. 87 (di cui sono stati proposti il n. 7 e il n. 15), che il pianismo esperto, nitido e ampio di Petrushansky ha restituito in tutto il loro carattere armoniosamente brillante e devotamente bachiano. Il pianista russo naturalizzato italiano è stato poi raggiunto sul palco da Marzadori, Bronzi e Hertsak per intonare le Sette Romanze su poesie di Aleksandr Blok, composte da Shostakovich nel 1967: l’opera alterna liberamente le coppie di strumenti che accompagnano l’interprete vocale, tanto che solo nell’ultima aria ascoltiamo il quartetto al completo. Si tratta di un autnetico viaggio nei meandri più intimi e pensosi del compositore russo – il quale, invero, scrisse questi brani in un momento di gravi difficoltà personali –, con destinazione finale l’unità armonica tra gli strumenti. Nell’esecuzione si sono apprezzati il violoncello versatile e intenso di Bronzi, il violino liquido e dai suoni straordinariamente legati di Marzadori e la vocalità dolcemente lirica e, a tratti, opportunamente drammatica dell’intonata Hertsak.
Dopo il primo intervallo, il soprano è tornato in scena per dimostrare anche le proprie capacità recitative, calandosi alla perfezione nella dimensione ironica e teatrale delle Cinque Satire su versi di Sasha Chorny, scritte dall’autore russo nel 1960 per mettere alla berlina la politica e la vita, pubblica e privata, della Russia a lui contemporanea. Di notevole verve comica anche l’accompagnamento al pianoforte di Petrushansky.
A seguire, si è avuta l’occasione di ascoltare un’interpretazione ragguardevole per intensità interpretativa e tensione drammatica del Trio n. 2 in Mi minore per violino, violoncello e pianoforte, composto nel 1944 e catalizzatore dei sentimenti del compositore verso il conflitto mondiale in corso. I musicisti sono riusciti nell’impresa, tutt’altro che facile considerata la raffinata complessità della partitura, di evidenziare la ricca e greve musicalità del brano equilibrandola, al contempo, con la sua nitida durezza ritmica; merito evidentemente dell’ottimo lavoro sulle dinamiche svolto in fase di concertazione. Sicuramente uno degli apici della serata.
La terza e ultima parte del concerto ha visto il passaggio di testimone all’Orchestra da Camera di Perugia, chiamata a eseguire una delle opere strumentali più celebri di Shostakovich, ovvero il Quartetto per archi n. 8, proposto nella trascrizione di Rudolf Barshai per orchestra. Bronzi ha diretto l’omogenea compagine perugina con la dovuta concentrazione, riuscendo a far emergere tutte le cellule melodiche e ritmiche della composizione, scolpendole con un apprezzabile nitore timbrico. L’ultimo brano della serata è stato, invece, il Concerto n. 1 per pianoforte, tromba e orchestra in Do minore, che ha visto sul palco l’entrata della tromba di Horrach e il ritorno di Petrushansky. L’opera, risalente al 1933, coglie il profondo vitalismo soggiacente a tutta l’arte di Shostakovich e che rifulge nelle divertenti e inventive citazioni ad altri autori e generi (da Haydn a Beethoven, passando per la musica popolare della tradizione russa). Petrushansky si è distinto per il suono corposo, luminoso e proteiforme, mentre Horrach ha esibito un’emissione rotonda e robusta, insieme a una bella melodiosità. L’orchestra ha seguito accuratamente i gesti chiari e precisi di Bronzi, diffondendo un suono vibrante e modernamente rumoroso.
Al termine di quella che è stata invero più una staffetta che una maratona, considerata l’intensità del programma e delle esecuzioni, l’affezionato pubblico di Musica Insieme ha tributati convinti applausi a tutti gli interpreti, ma soprattutto al genio e allo stile infinito e personalissimo di Dmitri Shostakovich.