A Liegi un Don Pasquale italo-americano

Buono il cast, qualche perplessità su regia e scene

Don Pasquale
Don Pasquale
Recensione
classica
Opéra Royal de Wallonie-Liège
Don Pasquale
17 Maggio 2025 - 21 Maggio 2025

Grande specialista del ruolo,  il baritono Ambrogio Maestri per la prima volta ha portato la sua arte a Liegi interpretando un Don Pasquale che ha conquistato la sala, anche se la partenza non è stata delle migliori, la potenza della voce non è più quella di un tempo, e non è stata aiutata da una messa in scena con diversi problemi, ma ha presto conquistato il pubblico per l’interpretazione da maestro buffo e comicità naturale sempre ironica e garbata. Debutto a Liegi, ma nel suo caso anche debutto nel ruolo, pure per il soprano Maria Laura Iacobellis, allieva dell’Accademia rossiniana di Pesaro la cui prestazione è stata egualmente un crescendo, dal buon piglio interpretativo, spigliata e simpatica, e buone capacità tecniche. Perfetti invece sin dalle prime battute il tenore Maxim Mironov nel ruolo d’Ernesto e il baritono Marcello Rosiello in quello del dottor Malatesta, il primo che ha regalato pagine interpretate con grande eleganza, finezza esecutiva e dolcezza, il secondo dalla voce piena si fa ammirare già dalla sua aria “Bella siccome un' angelo”, incarna con naturalezza il personaggio ed è degna spalla di Maestri. A completare il cast, nel piccolissimo ruolo del finto notaio, Benoit Delvaux ha pure saputo trovare la giusta chiava ironica e farsi notare. 

Sul podio pure un’eccellenza, il giovane maestro Dayner Tafur-Díaz, vincitore nel 2022 della seconda edizione del Concorso per Direttori d’Orchestra d’Opera di Liegi, peruviano che vive a Berlino dove questa stagione è l’assistente di Kirill Petrenko alla Filarmonica della capitale tedesca. Ha mostrato di avere idee chiare e la stoffa del leader conducendo l’orchestra di Liegi con ritmo incalzante come conviene ad un lavoro comico, senza mai far calare la tensione, solo con qualche eccessivo forte che ha coperto un po’ le voci, ma con cura dando anche il giusto respiro al lirismo e al bel canto. Tra i momenti migliori la serenata, i romantici duetti tra Ernesto a Norina e quelli accelerati tra Don Pasquale e Malatesta. 

Se cast e direzione d’orchestra sono soddisfacenti, purtroppo lo stesso non può dirsi di regia e scene affidata alle sorelle francesi Mirabelle e Philippine Ordinaire che, partendo dal fatto che Donizetti avevo espressamente voluto che questa sua opera si svolgesse in tempi a lui contemporanei, hanno attualizzato la storia, trasportandola non all’oggi ma negli anni ‘50 in un stereotipato quartiere Little Italy di New York facendo diventare il protagonista un boss mafioso che nella sua pizzeria gestisce traffici vari.  La scenografia, sempre la stessa, è dominata da una palazzina nei caratteristici mattoncini rossi con al pianterreno una pizzeria e sopra, piccolini, l’ufficio del boss e la stanza da letto di Ernesto. Dall’altro lato della strada il Salone di bellezza di Norina. La strada diventa presto il luogo principale della storia, dal piano superiore gli artisti si sentono bene solo quando cantano affacciati, la firma del contratto si finisce per fare quindi pure in strada, gli interni non sono per nulla funzionali al canto. Alla première poi la regia si è impasticciata con le insegne da accendere che avrebbero dovuto sottolineare i diversi momenti dell’intreccio, per cui il nome di Sofronia appare inspiegabilmente dall’inizio quando invece avrebbe dovuto apparire solo dopo il finto matrimonio, quando Norina nelle finte vesti di Sofronia prende possesso della casa, ed analogamente l’insegna Malatesta dovrebbe accendersi solo alla fine quando il dottore diventa il nuovo boss. Perché, scelta regista che sorprende e lascia molto perplessi, alla fine Don Pasquale si suicida, e anche questo finale inaspettato è mal realizzato perché si sente uno sparo e tutte le luci si spengono, non è chiaro quello che sta succedendo. Ma il pubblico presto passa oltre l’infelice soluzione vedendo subito dopo Don Pasquale sorridente prendersi gli applausi dal balcone. Come se non bastasse, la regista popola la scena con una miriade di personaggi, dal pizzaiolo al gelataio al poliziotto, dai malavitosi alla mamma con carrozzina, ecc. , una folla di personaggi caricaturali che hanno molto il sapore del vecchio, del riempitivo che solo distrae, anche se tutti sono ben abbigliati, come suo solito, da Françoise Raybaud. Buone anche le luci, a parte il pasticcio delle insegne, di Nathalie Perrier. Coro diretto da Denis Segond. Alla fine comunque lunghissimi e calorosi applausi per un’opera che mancava a Liegi dal 1997 e che il pubblico ha mostrato di avere gradito moltissimo di risentire. 

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Un’ottima realizzazione dell’opera giovanile di Mozart all’Opera di Roma

classica

Un nuovo allestimento dell’opera giovanile verdiana al Teatro La Fenice 

classica

Milano: Chailly sul podio del Trittico