Rigoletto per il decennale dell’Opera Reale di Muscat, con la regia di Zeffirelli

Il novantacinquenne regista fiorentino sta progettando un nuovo spettacolo, circondato dai suoi collaboratori storici

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Royal Opera House di Muscat
Royal Opera House di Muscat


«Sono vecchio ma non ho alcuna intenzione di mollare», dice Franco Zeffirelli nell’affollata conferenza stampa nella sua casa-museo romana sull’Appia Antica, convocata per presentare il suo nuovo progetto, cui sta lavorando nonostante i quasi novantasei anni d’età e l’inevitabile debolezza fisica: si muove infatti su una carrozzella e la voce è ridotta a un filo, ma la mente è sempre lucida. Si tratta di Rigoletto, che andrà in scena nel settembre 2020 alla Royal Opera House di Muscat, per celebrare nello steso tempo i dieci anni dalla inaugurazione del teatro e i cinquant’anni di regno del sultano dell’Oman, Qaboos bin Said Al Said, che quel teatro ha fatto costruire, poiché è un grande appassionato d’opera, da lui conosciuta durante i suoi studi in Inghilterra. 

Questo Rigoletto- il quarto di Zeffirelli dopo quelli di Genova, Trieste e Londra -  era stato progettato nel 2011, quando il regista fiorentino era a Muscat per inaugurare quel teatro con Turandot, ma poi non se ne fece nulla. Già allora ne aveva disegnato i bozzetti e ne aveva parlato a lungo con l’assistente regista Stefano Trespidi, l’assistente scenografo Carlo Centolavigna e il costumista Maurizio Millenotti. E ora ha ripreso in mano quelle idee e le sta sviluppando nei dettagli, anche se i medici gli hanno vietato di andare nell’Oman e quindi dovrà affidarne la realizzazione pratica ai suoi storici collaboratori. «È una nuova lettura – dice Trespodi - cinematografica e intimista allo stesso tempo: le scene saranno grandiose ma poi la regia si concentrerà come in uno zoom cinematografico sui drammi individuali». E anticipa anche alcuni momenti, come il palazzo sontuoso dominato da una statua equestre nel secondo atto e il relitto di una nave sulle rive del Mincio nel quarto. Nel bozzetto della prima scena s’intravede un affresco con putti in volo, le cui nudità probabilmente dovranno essere coperte in concessione alla sensibilità del pubblico locale, ma questo non andrà a incidere più di tanto sullo spettacolo, poiché, come spiega ancora Trespidi: «Alla base di questo Rigoletto sta l’idea che la corruzione della corte non debba essere rappresentata con immagini erotiche e orgiastiche, che al giorno d’oggi apparirebbero quasi rassicuranti e non certamente rivoluzionarie, ma attraverso meccanismi emotivi, che sono molto più forti e possono essere distruttivi».

L’importanza di questo spettacolo e più in generale della Royal Opera House per il governo dell’Oman è dimostrato dalla presenza alla conferenza stampa di Rawya Al Busaidi, ministra dell’Alta Educazione, che ha affermato che la fondazione del teatro è stata «una  delle  grandi conquiste  culturali  del moderno  Rinascimento  omanita»   e che  «lo  scopo dichiarato  di  Sua Maestà era favorire  lo  sviluppo culturale  della  nazione e  incoraggiare  la pace  mondiale  e l'armonia  tra  le nazioni  attraverso  lo scambio  culturale,  reso possibile  dal  linguaggio universale  della  musica e  delle  arti performative».  

In otto anni di attività la Royal Opera House di Muscat – come ci dice il suo direttore Umberto Fanni - ha già messo in scena quarantacinque titoli operistici, sempre con regie rispettose del libretto e delle didascalie sceniche, perché per un pubblico che si sta avvicinando all’opera un altro tipo di regia sarebbe incomprensibile e frastornante. Quanto al cast di questo Rigoletto, Fanni non si sbilancia e tiene a precisare che i nomi che sono circolati per il protagonista (Alvarez, Nucci, Salsi) non hanno per ora nulla di concreto, mentre si lascia sfuggire che la protagonista femminile sarà sicuramente Rosa Feola.

Lo spettacolo verrà realizzato in collaborazione con l’Arena di Verona (che realizzerà le scene e fornirà coro e orchestra), l’Opera di Roma (che realizzerà i costumi) e i teatri d’opera di Vilnius e Zagabria. E c’è la concreta speranza che strada facendo si possano aggiungere altri teatri internazionali.  

 

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