Il Minotauro di Silvia Colasanti apre Spoleto

Dal 29 giugno al 15 luglio il 61° Festival dei Due Mondi di Spoleto

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Spoleto, Piazza Duomo
Spoleto, Piazza Duomo

Il Festival dei Due Mondi di Spoleto è entrato nel suo settimo decennio di vita in ottima salute, perché, dopo aver sofferto per qualche tempo l’assenza del suo fondatore Gian Carlo Menotti, mostra ora cifre ogni anno migliori per quel che riguarda numero degli spettacoli, affluenza del pubblico, incassi e così via. Anche la fisionomia è un po’ cambiata e Spoleto ora non è più un ponte tra due mondi - Europa ed America – come alle origini, poiché ormai la globalizzazione ha cancellato anche nell’arte le differenze tra i continenti. E se al tempo di Menotti erano presenti tutte le arti performative, ma predominava la musica, dato che il direttore era un musicista, ora è il teatro a predominare, poiché dal teatro proviene l’attuale direttore Giorgio Ferrara.

Però nel 2018 la musica ha un programma più ricco e interessante che negli scorsi anni, realizzato con la consulenza di Alessio Vlad. L’inaugurazione (29 giugno) è, come da tradizione, riservata ad un’opera, ma non ad un’opera del passato, bensì ad una novità assoluta, commissionata dal festival a Silvia Colasanti. È intitolata Minotauro e ricavata da una ballata di Friedrich Dürrenmatt, che presenta questo personaggio mitologico non come un mostro terrificante ma come un essere che ha conservato la sua metà umana e che riflette su sé stesso, anzi con le tante immagini di sé che gli vengono riflesse dal labirinto di specchi di cui sono fatte le scene ideate da Giorgio Ferrara, questa volta anche scenografo oltre che regista. Il reale carnefice, capace d’inganno e falsa amicizia, è l’uomo, qui rappresentato da Teseo e Arianna. Sul podio Jonathan Webb, con Gianluca Margheri nelle vesti – si fa per dire – del protagonista. 

E la musica chiuderà anche il festival, il 15 luglio, col tradizionale concerto in piazza del Duomo. La novità è che non si tratta del solito concerto sinfonico-corale ma della messa in scena di Jeanne d’Arc au bûcher, l’oratorio drammatico di Arthur Honegger su testo di Paul Claudel. La celebre attrice francese Marion Cotillard sosterrà il ruolo recitato della protagonista, che fu di Ida Rubinstein alla prima del 1938 e di Ingrid Bergman nella versione cinematografica di Roberto Rossellini del 1954. Benoît Jacquot curerà la regia e Jéremie Rhorer dirigerà l’Orchestra Giovanile Italiana e i Cori dell’Accademia di Santa Cecilia.

Un altro spettacolo operistico in senso lato sarà The Beggar’s Opera di John Gay con le musiche di Johann Christoph Pepusch, che nel 1728 inventarono il genere della ballad opera, lontano predecessore della musical comedy. Brecht ne fece una versione moderna con la sua Opera da tre soldi e un’altra versione, meno nota, è l’Opéra do malandro di Chico Buarque. Robert Carsen, un grande della regia d’opera, la metterà in scena e William Christie ne darà la propria versione musicale (le musiche di Pepusch consistevano in un centone di arie d’opera e canzoni popolari e ci sono pervenute in una notazione rapida e incompleta, quindi devono essere ricostruite) e dirigerà il suo storico ensemble barocco Les Arts Florissants (dal 5 all’8 luglio). Il programma musicale è completato dai tradizionali Concerti di Mezzogiorno (ora al museo Diocesano e non più al Teatro Caio Melisso) e dai Concerti della Sera nel chiostro di San Nicolò, affidati agli studenti dei conservatori di Perugia e di altre città. Inoltre i concerti delle bande dell’Esercito Italiano e dell’Aeronautica Militare.

Per il balletto la Lucilla Childs Dance Company, la Compagnie Jean-Claude Gallotta, lo Hamburg Ballet di John Neumeier e una coreografia di Marianna Kavallieratos presentata dal Watermill Center Laboratory diretto da Robert Wilson.  

E ancora teatro, incontri, dialoghi, convegni, mostre, installazioni d’arte e perfino prediche.

Qui il Programma completo

 

 

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