I linguaggi di Rovereto

Il festival Oriente Occidente dal 3 settembre

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E' davvero suggestivo, e gronda riferimenti geografici, letterari e filosofici il punto di vista cui si rifà quest'anno il festival di danza Oriente - Occidente, e che da circa trent'anni è all'avanguardia nell'esplorare nuovi linguaggi e nuovi confini e comincia il 3 settembre per concludersi il 13, fra Rovereto e Trento. Siamo nel mitico Passaggio a Nord Ovest, lo Stretto di Bering: da un lato guardiamo all'America, con Canada e Stati Uniti, dall'altro all'immensa Russia. E non certo la Russia della tradizione accademica. A 20 anni dalla caduta del Muro, che tutto sconvolse, ecco giungere un manipolo di signore coreografe che da un decennio circa raccontano in maniera anche cruda la realtà che le circonda, e spesso arrivano dai confini dell'Impero. Come Olga Pona, che evoca la vita quotidiana dei lavoratori di Chelyabinsk, città industriale prossima ai Monti Urali. Come Natalya Kasparova, che è di San Pietroburgo ma vuole narrare con toni liricissimi poesia e tragedia del popolo armeno con i Songs of Komitas, sulle musiche dell'omonimo compositore. Oppure Tatiana Baganova che arriva da Ekaterinburg, la città fatale ai Romanov, e tra le altre cose propone una versione nuova de Les Noces di Stravinskij, titolo mitico dei Ballets Russes. Dal Canada, invece, due ritorni molto attesi. Innanzitutto Louise Lecavalier, la biondissima e muscolata creatura che a suo tempo fece impazzire il pubblico esibendosi con i La La La Human Steps in danze al limite dell'umano, tra rock infernale e zompi, rimbalzi e cadute tali per cui ancora non si capisce come non sia finita all'ospedale. Gli anni passano, Louise è sempre una bomba di energia ma intelligentemente si dona a brani più riflessivi, uno dei quali firmato da un grande della coreografia, Nigel Charnok. L'altro arrivo dal Canada è la compagnia O'Vertigo di Ginette Laurin, che riedita un classico: La Chambre blanche. Dagli Stati Uniti giungono invece in Trentino i danzatori del gruppo Complexions (che sono di bellezza e bravura vertiginose e vanno sul facile usando i brani degli U2) e il Buglisi Dance Theatre, formato da ex danzatori della compagnia di Martha Graham, la "grande madre" della danza moderna americana. Molti i pezzi proposti da questy'ultimo gruppo: su tutti spiccano Frida, sulla vita intensa e terribile di Frida Khalo e Caravaggio meets Hopper ovvero, che succede se si contrappongono il maestro dei Seicento e l'algido, spietato cantore della solitudine che permea la vita quotidiana negli USA? Infine, in mezzo allo stretto di Bering, c'è anche un gruppo italiano che si sta facendo strada. Parliamo di Teatrofficina Zerogrammi, con i danzatori - coreografi Stefano Mazzotta ed Emanuele Sciannamea. Apparentemente pazzerelli, sicuramente divertenti, in realtà molto profondi nell'affrontare temi attuali. Con Inri ad esempio, a Rovereto, percorreranno il terreno minato delle fede e della pratica della religione cattolica. Per sapere tutto sul festival rovereto (v.d.)

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