L'attualità del dinosauro barocco

Berio, Scelsi, Donatoni, Sciarrino, Scodanibbio. Dario Calderone traccia un affascinante percorso del contrabbasso contemporaneo italiano

Dario Calderone (foto Michel Marang)
Dario Calderone (foto Michel Marang)
Disco
classica
Dario Calderone
Il nuovo contrabbasso italiano
Stradivarius
2021

Nuovo, italiano. Potremo iniziare da qui, da questi due aggettivi, un possibile avvicinamento al lavoro in solo di Dario Calderone. Nuovo è un termine di per se rischioso, ambiguo. Ma riflettendo oggi sulla storia del contrabbasso non risulta poi così fuori luogo, non suona fuori posto. «Ingabbiato fino all’Ottocento in ruoli subalterni e limitati…questa specie di dinosauro barocco sopravvissuto per quattro secoli alle esperienze più eterogenee…» (per dirla con Leonardo Pinzauti) esprime nel tempo una incredibile evoluzione tecnico-espressiva. Il contrabbasso passa dalle costrizioni di lunghe anonime sequenze, dai meccanici raddoppi dei pizzicati dei violoncelli ad un ruolo fondamentale nell’orchestra attraverso la bellezza degli armonici, la ricchezza timbrica dei contrasti nel registro più grave, aprendosi anche ad avventurosi soli. E come non citare qui lo straordinario e unico percorso dello strumento nel jazz del Novecento nell’asse Blanton, Pettiford, Mingus. Insomma un contrabbasso "nuovo" esiste.

Ma Calderone punta deciso a sottolineare del proprio strumento, è un po' nel suo Dna, gli aspetti più contemporanei facendo emergere una traccia, una ricca vena tutta italiana con composizioni per contrabbasso solo che vanno dagli anni Settanta ai primi anni Duemila. Anche se è probabilmente presto per affermare che esista una estetica italiana definibile, riconoscibile, servirebbe indagare una più estesa letteratura repertoriale, è indubbio come nelle composizioni selezionate e proposte emerga una comune e vitale ricerca sonora, anche radicale nella costante messa in gioco, stravolgimento dei canoni tradizionali dello strumento.

Giacinto Scelsi scrive Le Réveil Profond nel 1972 per Joëlle Léandre tra le più spericolate sperimentatrici europee del contrabbasso, in equilibrio magico tra improvvisazione libera e pagine contemporanee. La collaborazione della musicista francese con Scelsi è particolarmente fruttuosa, Maknongam   e Mantram sono brani per contrabbasso solo più noti ed eseguiti. Calderone sceglie una traccia meno frequentata e ci svela un mondo affascinante. Il brano conferma, esalta la natura esoterico-spirituale della musica di Scelsi. Non solo il suono come fulcro del processo compositivo, ma il suo sviluppo drammaturgico, il trattamento timbrico disegnano, muovono fantasmi nello spazio sonoro. Calderone di Le Réveil Profond dilata l’aspetto estraniante dell’opera attraverso l’estrema scordatura, la ricca complessità degli armonici che ti trascina in un vortice fino al diluirsi nel quasi silenzio del finale. 

Le due parti di Lem (1983) di Franco Donatoni ci offrono una musica profondamente materica. Un susseguirsi di quadri esplorativi sulle possibili variabili espressive delle corde. Un collage astratto che mai smarrisce una costante intensità drammatica con lampi di luce, accumulazioni nervose, respiri profondi. Il rifiuto di ogni intervento formativo del materiale musicale da parte del compositore veronese non disperde i suoni, anzi li libera, li carica di un proprio valore comunicativo, di una fascinosa ambiguità in una arguta creatività. Calderone in un pregnante rapporto fisico con lo strumento accende trame, colori, contrasti.

Esplorazione del Bianco I (1986) di Salvatore Sciarrino è stato per anni un brano considerato ineseguibile. Calderone ci dimostra che a fianco di un estremo virtuosismo coesiste nella composizione un profondo senso espressivo che si sviluppa nel contrasto tra scintillanti sovracuti e l’unica nota grave del tessuto musicale. Un pulviscolo complesso di suoni, al limite del silenzio, tra luci e buio, tra le mille sfumature del bianco ombre leggere si muovono all’interno dei diversi registri.

Tra i tanti meriti de Il nuovo contrabbasso italiano c’è quello di ricordarci in due tracce una figura imprescindibile, purtroppo prematuramente scomparsa, del contrabbasso contemporaneo: Stefano Scodanibbio. Come collaboratore di Luciano Berio per la realizzazione della Sequenza XIVb del 2004 e come compositore con And Roll del 2007.  La sequenza beriana prende le mosse da quella per violoncello (XIVa) ed è una specie di summa delle possibilità armoniche dello strumento in un travolgente uso percussivo della cassa che rimanda a sapori orientali. Non disdegna nemmeno pizzicati walking bass ma soprattutto coinvolge l’uso dell’archetto dove attraverso le risonanze dello strumento si accumulano bellezze, il piacere infinito del suono puro.  And Roll è un chiaro omaggio di Scodanibbio agli amori giovanili per il rock. Foxy Lady di Hendrix passa tra le corde con tutta la sua potenza eversiva, energia ritmica, fuochi d’artificio di un finale che Calderone sa gestire da par suo tra maestria e visioni.  

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