Baba Ali, la black music in espansione

L'album d'esordio di Baba Ali, statunitense trapiantato a South London, rivisita con brio gli anni 80

Baba Ali
Disco
pop
Baba Ali
Memory Device
Memphis Industries
2021

Dopo il mixtape Rethinking Sensual Pleasure dello scorso anno, Babatunde Teemituoyo Doherty – ovvero Baba Ali – pubblica, con l’aiuto del chitarrista Nik Balchin, il suo album d’esordio Memory Device, dieci canzoni che sono la summa delle influenze musicali che l’hanno accompagnato in questi anni.

Per sua stessa ammissione si va da Stevie Nicks a Nick Cave, da DJ Dilla agli Sleaford Mods, da Fela Kuti all’hip-hop vintage, dalla no wave all’UK grime: lo spettro è ampio e variegato, non c’è che dire, ma quel che più conta è che il risultato finale funziona.

Originario del New Jersey ma di chiare origini nigeriane, Baba Ali si è spostato a South London, entrando nella rete delle comunità DIY e soprattutto conoscendo Al Doyle, membro degli Hot Chip e degli LCD Soundsystem, così interessato alle sue composizioni da diventare il produttore di Memory Device.

«Alan Vega è stato una vera influenza in questo album d’esordio. Anche Al Doyle è un fan sfegatato e abbiamo passato alcune notti alcoliche ascoltando le canzoni dei Suicide, come anche i suoi lavori da solista, incredibilmente inquietanti».

Vanno bene le influenze ma alla fine come suona questo disco? Piuttosto bene e a riprova di ciò ecco “Thought Leader”, primo esempio del fascino misterioso che percorre tutto l’album.

Facciamo un passo indietro e ascoltiamo “All these Wires”, estratto dal mixtape dello scorso anno: un Yves Tumor meno psicheledico e un suono influenzato da quello in voga negli anni ottanta.

Il momento iniziale di Memory Device risale alla fine del 2019 ma la pandemia ha imposto una riorganizzazione del lavoro che alla fine si è rivelata positiva. La maggior parte delle canzoni è stata scritta nell’autunno del 2020 e incisa nello stesso studio, con le stesse persone e lo stesso produttore – Al Doyle avrebbe dovuto produrre solo poche canzoni ma gli avvenimenti hanno imposto la sua presenza in tutto l’album e ciò si è tradotto in una maggiore compattezza stilistica.

Il brano che lo apre, “Draggin’ On”, mette da subito in mostra l’istinto pop extra-dimensionale di Baba Ali, con quel suono al contempo familiare e innovativo.

Il nome di Baba Ali era entrato nel raggio d’azione del mio radar quattro mesi fa quando mi imbattei casualmente in questo video, rimanendone conquistato.

Lo stesso effetto si verificò nuovamente un mese più tardi con “Got an Idea”, spingendomi ad attendere con curiosità Memory Device.

Un album d’esordio che si tuffa a corpo morto negli anni ottanta per rivisitarli con brio; come sappiamo bene, grazie a personaggi come Yves Tumor, Tyler, the Creator e adesso Baba Ali, esiste una black music che, usando le parole di quest’ultimo, «è in continua espansione, spazia ovunque sfiorando tutto».

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