Tutto pronto per Gradus in scena: intervista a Luigi Ferrari

Il Presidente del Reggio Parma Festival racconta le caratteristiche del progetto che andrà in scena dal 3 ottobre al 9 novembre

LS

01 ottobre 2025 • 5 minuti di lettura

In collaborazione con Reggio Parma Festival 2025

Seconds to Midnight photo Andrea Mazzoni
Seconds to Midnight photo Andrea Mazzoni

Dal 3 ottobre al 9 novembre, il Reggio Parma Festival 2025 porterà nei teatri di Parma e Reggio Emilia Gradus in scena, una rassegna di quattro spettacoli al centro di un vasto cartellone dal nome Arcipelaghi [https://www.giornaledellamusica.it/news/arcipelaghi-2025-il-nuovo-cartellone-del-reggio-parma-festival]. Si tratta di un’occasione d’oro per scoprire nuove voci della musica, della scena, della danza e della performance contemporanea. Gradus in scena è infatti il coronamento di un percorso di formazione unico, che ha coinvolto giovani artisti da tutta Europa. Il Reggio Parma Festival, nato nel 2001, è speciale anche da un punto di vista organizzativo, perché vede riunite in una forma di collaborazione territoriale ben cinque istituzioni emiliane.

A tenerne le fila è il Presidente (dal 2021) Luigi Ferrari, che ha all’attivo una lunga carriera manageriale nel mondo dell’opera e della musica d’arte: ha collaborato, fra gli altri, con il Teatro alla Scala e la Biennale di Venezia e ha ricoperto incarichi di direttore artistico e/o sovrintendente in istituzioni come il Teatro Comunale di Bologna, il Rossini Opera Festival e il Wexford Festival Opera. In attesa del debutto, abbiamo chiesto a Ferrari di illustrarci cosa vedremo e di raccontarci alcune delle caratteristiche che rendono così speciale il progetto Gradus.

A questo link il calendario degli spettacoli. 

I quattro spettacoli di Gradus in scena sono al centro del programma Arcipelaghi 2025 del Reggio Parma Festival. Che itinerario li ha portati fino a qui?

È stato un itinerario biennale, che si è aperto nella primavera del 2024 con una open call rivolta a giovani artiste e artisti, residenti in Europa, per un progetto di spettacolo. L’idea di fondo è nata dall’urgenza di trovare modi, luoghi e tempi comuni entro cui ospitare un ideale passaggio di consegne e di saperi tra due generazioni: quella che abbiamo chiamato ‘dei Maestri’, presenti e ancora attivi sulla scena dell’oggi, e quella ‘dei Protagonisti’, giovani esordienti, che ricevono il testimone per il teatro di domani. L’obiettivo concreto era selezionare quattordici team creativi e accompagnarli in un percorso di formazione e approfondimento guidato da figure di spicco del teatro e della cultura. Questo percorso, svolto interamente nel 2024, mirava a stimolare la creatività dei partecipanti e a far evolvere le loro idee. Dopodiché abbiamo scelto i quattro progetti da portare in scena questo autunno, all’interno dei cartelloni dei festival dei teatri soci di Reggio Parma Festival: Festival Aperto a Reggio Emilia, Festival Verdi e Teatro Festival a Parma. Alla costruzione di questi spettacoli è stato dedicato il 2025. I gruppi sono stati seguiti dalle direzioni artistiche e dagli staff tecnici; i progetti si sono strutturati e hanno preso la forma che scopriremo tra poco in teatro.

Il sole s'era levato al suo colmo photo Andrea Mazzoni
Il sole s'era levato al suo colmo photo Andrea Mazzoni

Come avete inteso il passaggio di testimone tra generazioni in Gradus?

Come detto, il progetto è nato con il chiaro intento di far incontrare generazioni (e discipline) differenti, per mostrare tratti di continuità tra passato e presente, tra saperi e arti in continua trasformazione. In questo modo, nel rispetto della libertà d’approccio, abbiamo voluto offrire il nostro contributo alla crescita di una nuova generazione. Abbiamo cercato di spingere i Protagonisti nel “loro” futuro, anche attraverso la coscienza di un passato che, piaccia o no, ci troviamo a condividere. E abbiamo voluto offrire ai giovani artisti un accesso alla vastità, alla molteplicità, alla ricchezza dei punti di partenza a loro disposizione, acquisiti da chi li ha preceduti e condivisi grazie al cammino com­piuto insieme.

Il “passaggio di testimone” è per noi avvenuto attraverso questa interazione, quasi come un accompagnamento dall’aula al palco. L’intento era di dare forza alle idee delle nuove leve del teatro europeo fornendo loro un bagaglio culturale plurale, che viene dall’arte e dall’esperienza di chi li ha preceduti e, in molti casi, ancora calca le scene insieme a loro. Un passaggio che non è sostituzione di una generazione con un’altra, ma convivenza consapevole, condivisione delle basi comuni e comune sguardo al futuro.

L'ultimo Amore del Principe Genji photo ┬® Andrea Mazzoni
L'ultimo Amore del Principe Genji photo ┬® Andrea Mazzoni

Quali sono i quattro spettacoli selezionati?

Il primo a debuttare è Ouverture, una coproduzione tra Festival Aperto / Fondazione I Teatri di Reggio Emilia e Festival Verdi / Teatro Regio di Parma. È stato ideato dal team composto dagli italiani Gaetano Palermo e Michele Petrosino (regista e coreografo) e dagli italo-argentini Giuliana Kiersz e Fernando Strasnoy (librettista e compositore): un’opera-performance a cappella per un doppio quintetto di cinque cantanti e cinque tapis roulant. C’è poi L’ultimo amore del Principe Genji, prodotto da Fondazione Teatro Due / Teatro Festival Parma, della regista greca Marilena Katranidou, una performance musicale site-specific che si ispira all’omonimo racconto di Marguerite Yourcenar tratto dalle Novelle orientali. Segue 89 Seconds to Midnight, produzione Festival Verdi / Fondazione Teatro Regio di Parma: il team è composto da Maria Vincenza Cabizza (compositrice), Lisa Capaccioli (regista e librettista), Daisy Ransom Phillips (coreografa), Francesca Sgariboldi (scenografa e costumista) e Davide Bardi (RIMM e sound design). Si tratta di un’opera contemporanea in cui si intrecciano musica strumentale, elettronica, voce, teatro e danza. A concludere il cartellone avremo Il sole s’era levato al suo colmo, produzione Festival Aperto / Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, ideato da Mihai Codrea e Sânziana Dobrovicescu (compositori, adattamento dal romanzo, co-regia) sviluppato con Alexandra Budianu (scenografia, lighting design), Daniel Gavrilă (costumi), Ioana Nițulescu (dramaturg, adattamento dal romanzo, co-regia) e Lars Tuchel (sound design), liberamente ispirato a Le onde di Virginia Woolf.

Ouverture photo Andrea Mazzoni
Ouverture photo Andrea Mazzoni

Anche il progetto Arcipelaghi, l’ampio “contenitore” che include Gradus, è nato nel 2024 e si conclude nel 2025. È composto di tante cose: ce le può raccontare?

Certo. In effetti, già il nome “Arcipelaghi” richiama qualcosa di articolato in più momenti. Con questo progetto abbiamo voluto consolidare quanto seminato negli ultimi anni: percorsi di ricerca artistica, formazione, apertura verso nuovi saperi e responsabilità verso il pubblico. La collaborazione tra le istituzioni socie di Reggio Parma Festival, sempre più solida di stagione in stagione, è riuscita a dar vita in questi due anni a percorsi diversi, dalla musica contemporanea, con il bellissimo e visionario progetto Derby elettrico, all’arte, con le vetrate I Drammaturghi realizzate da Mimmo Paladino a Teatro Due. L’attenzione alla nuova autorialità ha trovato spazio, oltre che in Gradus, nel sostegno a nuove creazioni, come My Name is Floria di Virginia Guastella e Timon Études di Luca Francesconi. Abbiamo poi dato vita a un nuovo progetto editoriale, con la collana “RPF Quaderni:”, di cui è in uscita il volume dedicato a Gradus. Insomma, siamo ormai nell’ultima fase del cammino di Arcipelaghi. Rinnovo quindi l’invito a Gradus in scena e ricordo l’appuntamento con la seconda edizione delle Giornate d’Autore, l’iniziativa ideata lo scorso anno da Fondazione Teatro Due per permettere l’incontro tra autori e operatori del teatro europeo, chiamati a Parma a ragionare – anche insieme al pubblico – di ciò che si muove oggi sulla scena teatrale e fuori, e di come l’arte possa interagire con il presente