Suoni dall'Elzacene: 12 canzoni per ricordare Elza Soares

È morta a 91 anni Elza Soares, la voce brasiliana della giustizia sociale

Elsa Soares morte
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Il cuore del Brasile che sa trasformare le canzoni in poesie assetate di giustizia sociale si è fermato insieme a quello di Elza Soares. Ha staccato la corrente il 20 gennaio, a Rio de Janeiro, in una notte d’estate, lontano dal carnevale, rimandato ad aprile.

«Resto la stessa, amandomi, amando il prossimo, sapendo che la vita è questo: è bellezza».

La sua città le ha dedicato tre giorni di lutto, ma è solo una goccia nel mare di dolore e di energia che si sono riverberati, nei cuori che hanno ripreso a battere con maggiore consapevolezza, segnati da novantuno anni di lotte in musica. Ancora una volta, è Celso Sim a dar voce a questo Brasile: «Elza è la parte migliore che ora portiamo con noi, persone nate in Brasile, forza della cultura brasiliana. Sì, stiamo vivendo l'Elzacene, l'era della cultura sul pianeta Terra, quella che cominciò con la primavera delle prime genti umane in Africa. Smettete di parlare di Antropocene come maledizione, maledicendo la cultura come causa dei mali geologici. Chiamare l'epoca in cui viviamo Elzacene è ribaltare il discorso e dirci che abbiamo raggiunto il limite dell’influenza della cultura sul geologico».

«Sì, stiamo vivendo l'Elzacene, l'era della cultura sul pianeta Terra».

«Da che pianeta vieni?» fu la domanda rivolta nel 1953 ad Elza quando salì per la prima volta su un palco della Rádio Tupi per cantare nella rassegna Calouros em Desfile. Lei lo racconta così: «Avevo scoperto di saper cantare e mio figlio maggiore, João Carlos stava morendo, e io avevo già perduto due figli e non avrei sopportato di perderne un altro. Non avevo nulla per potermi prendere cura di lui. Sentì per radio che nel programma di Ary Barroso si poteva vincere un premio. Non so come, ma sentivo che avrei vinto quel premio! Mi dissero che dovevo presentarmi vestita bene, ma non avevo né vestiti, né scarpe. Usai un vestito di mia madre: lei pesava sessanta chili, io solo trentadue. Ci misi qualche spilla».

«Per il divertimento del pubblico, il signor Ary mi chiamò e mi chiese: "Cosa sei venuta a fare?" "A cantare!"  "Dimmi una cosa: da che pianeta vieni?" "Dal suo stesso pianeta signor Ary" "E qual è il mio pianeta?" "Pianeta Fame!".

«A quel punto tutti quelli che stavano ridendo capirono che la cosa si faceva seria e si calmarono. Cantai “Lama”. Vinsi il premio e, grazie a Dio, mio figlio è ancora vivo! Da allora porto sempre con me spille e fame: di cultura, di dignità, di educazione, di uguaglianza e molto altro ancora. La fame cambia faccia, ma non termina mai. C’è sempre uno spazio che non sappiamo riempire e chissà che non sia proprio questa la ragione della nostra esistenza».

Ha dovuto aspettare i trent’anni, Elza Soares, e guadagnarsi da vivere in tour per l’America Latina per riuscire a trovare il suo spazio in un’industria discografica brasiliana che non ne voleva sapere di donne nere. Poi, negli anni Sessanta ha lasciato il segno con una dozzina di dischi e la capacità di collaborare con i percussionisti che hanno lasciato il segno nella storia del samba, Wilson Das Neves, innanzitutto. I suoi dischi col cantante Miltinho restano nelle orecchie di tutti, così come la sua capacità di assorbire e interagire con gli influssi nordamericani, lo scat di Armstrong, gli arrangiamenti jazz. Non a caso, artisti come Chico Buarque a Caetano Veloso pensano a lei quando si tratta di avventurarsi nel songbook statunitense. Nel 1962 cantò per il Brasile nella Coppa del Mondo FIFA e conobbe il campione di calcio Garrincha con cui si sarebbe trasferita in Italia fra il 1969 e il 1971 e da cui divorziò nel 1982.

Le innumerevoli collaborazioni musicali l’hanno portata ad attraversare ogni genere: nel 1984 è con Caetano in Língua, poi con Lobão in A Voz da Razão, in Milagres con Cazuza. Nell’album del 1997, Trajetória, canta con Zeca Pagodinho e interpreta "O Meu Guri" di Chico Buarque; partecipano a Do Cóccix até o Pescoço (2002) Jorge Ben Jor e Carlinhos Brown. È amata dalle scuole di samba di Rio ed è intervenuta nei “samba de enredo” di Salgueiro, Cubango e Mocidade Independente de Padre Miguel. Quest’ultima, diretta da Jack Vasconcelos, le ha dedicato la sfilata del carnevale 2020. Fra il 2015 e il 2019 ha realizzato tre album contundenti: A Mulher do Fim do Mundo, Deus É Mulher, Planeta Fome, cantando tematiche come l’ingiustizia urbana, la violenza domestica, la transessualità, la negritudine attraverso caleidoscopiche lenti acustiche che attingono e rimixano samba, rock, hip-hop e elettronica.

Per ricordarla, abbiamo messo insieme 12 sue canzoni, lungo tutta la sua carriera.

1. "Libertação"

"Libertação" apre l’album Planeta Fome. Insieme a Virgínia Rodrigues e ai BaianaSystem ci sono anche Orkestra Rumpilezz, BNegão, Pedro Loureiro e Rafael Mike. Prodotto nel 2019 con Rafael Ramos negli studi Tambor di Rio de Janeiro.

2. "Lama"

Nel 2020, a novant’anni, Elza Soares torna ad interpretare il brano che nel 1953 le cambiò la vita. Le prime strofe sono a cappella.

3. "Se Acaso Você Chegasse"

Un brano che viene dalla penna e dalla Porto Alegre di Lupicínio Rodrigues “Lupi”, registrato a Rio a fine 1959 con l’orchestra di Osvaldo Borba e Sua Orquestra: il primo successo discografico di Elza Soares, giocando col jazz e con lo scat di Louis Armstrong.

4. "Na roda de samba"

La canzone che dà il titolo al quinto album registrato per la Odeon, lanciato nel 1964. Il testo racconta la quintessenza del samba: in circolo, sempre oscillando, ma senza cadere.

5. "Balanço Zona Sul"

Quando il batterista è Wilson das Neves, ogni cambio di passo diventa possibile: qui sono insieme nel 1968 in un brano di Tito Madi, dall’album Elza Soares. Baterista Wilson das Neves.

6. "Juntinhos de novo"

Medley di sei brani che apre l’album Elza, Miltinho e Samba (vol. 3), pubblicato nel 1969, terzo disco in tre anni a suggellare una collaborazione stellare e indimenticabile.

7. "Maschera Negra"

Elza Soares canta in italiano in questo 45 giri (con “Che meraviglia” nel lato B). Negli stessi mesi del 1970 lo canterà in dal vivo in portoghese: con Zè Keti e Hildebrando Matos, lo interpreta nell’LP I mitici lunedì del Sistina: recital di Elza Soares.

8. "Mais que nada"

Un classico di Jorge Ben Jor dall’album Sambas & Mais Sambas del 1970, prima di dodici interpretazioni senza tempo.

9. "Façamos (Vamos Amar)"

Versione in portoghese di "Let's Do It (Let's Fall In Love)" di Cole Porter, duetto scelto da Chico Buarque per il suo disco di collaborazioni. Anche Caetano non poteva non pensare a lei quando si è trattato di tradurre "Sophisticated Lady".

10. "Sambas de Roda"

Un concerto indimenticabile con Gal Costa, qui protagonista, Dona Ivone Lara e Gilberto Gil.

11. "A Mulher do Fim do Mundo"

Attraverso l’acuta produzione di Guilherme Kastrup, l’incontro di Elza Soares con gli spiriti che le sono più affini a São Paulo, Rodrigo Campos, Celso Sim e Romulo Fróes – gli ultimi due anche in veste di direttori artistici.

12. "Deus Há De Ser"

Pedro Luis offre a Elza Soares i versi per raccontare quel che ha sempre affermato: Dio è donna, come dice anche il titolo dell’album del 2018, “Deus é Mulher”, registrato fra São Paulo e Rio de Janeiro, con Guilherme Kastrup alla produzione e Mariá Portugal alla batteria e alle percussioni.

 

 

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