Intervista a Massimo Mercelli, nuovo direttore artistico del Festival delle Nazioni

Il festival si svolgerà dal 28 agosto al 12 settembre a Città di Castello e in altri centri dell’Alta Valle del Tevere

Massimo Mercelli
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Il 2025 ha visto un cambiamento alla direzione artistica del Festival delle Nazioni di Città di Castello. Dopo molti e fruttuosi anni Aldo Sisillo ha infatti deciso di lasciare quest’incarico perché aveva difficoltà a conciliarlo con i suoi impegni alla direzione del Teatro Comunale di Modena. Gli è succeduto Massimo Mercelli, ben noto come eccellente flautista, che suona nelle principali sale da concerto del mondo, come Carnegie Hall di New York, Philharmonie Berlin, Wigmore Hall di Londra, Concertgebouw di Amsterdam, Sala Čajkovskij di Mosca, NCPA di Pechino e altre ancora. Molto attento alla musica contemporanea, ha eseguito in prima assoluta composizioni di grandi autori come Penderecki, Gubaidulina, Glass, Nyman, Bacalov, Morricone, Galliano, Sollima, Piovani e tanti altri, spesso scritte proprio per lui e a lui dedicate. E ha anche una lunga esperienza di organizzatore musicale, perché presiede e dirige l’Emilia Romagna Festival fin dalla fondazione.

Il vecchio e il nuovo direttore artistico si sono scambiati il testimone solo qualche mese fa e, come sempre avviene in simili casi, il programma di questa cinquantottesima edizione del Festival delle Nazioni è il risultato del lavoro di entrambi. Ne abbiamo parlato con Massimo Mercelli.

«Sisillo è una persona che stimo moltissimo. Ci conosciamo da decenni, da quando eravamo compagni di classe al Conservatorio. Qualche anno fa, quando lui è andato in pensione e ha lasciato la sua cattedra di docente di flauto al Conservatorio di Parma, gli sono succeduto e ho cercato di dare continuità al suo lavoro di didatta. Lo stesso ho cercato di fare ora a Città di Castello, che è un festival che conosco benissimo, perché a cavallo degli anni Ottanta ho studiato ai corsi di perfezionamento organizzati dal festival e poi ci ho suonato tante volte. Ora come nuovo direttore artistico, ho sviluppato il tema progettato da Aldo, arricchendolo con delle importanti aggiunte. Per esempio, dato che siamo in Umbria, ho pensato che fosse giusto ricordare gli ottocento anni del Cantico di San Francesco d’Assisi. Ma il tema conduttore del festival, che ogni anno è dedicato ad una nazione, resta quello scelto da Sisillo, cioè la Francia».

Cominciamo allora proprio dai concerti dedicati alla Francia. Immagino che ci sia stato soltanto l’imbarazzo della scelta tra i tanti grandi protagonisti che la Francia ha fato alla musica, partendo dal Cinquecento, passando per Lully, Couperin e Rameau e arrivando a Debussy e Ravel, poi a Boulez e ai nostri giorni.

«Ho voluto avventurarmi soprattutto nel periodo più recente della musica francese, partendo dalla seconda metà dell’Ottocento per arrivare al Novecento. Credo che per quel che riguarda il Novecento la Francia, ancora più della Germania, sia la miniera in cui scavare per cercare musica da scoprire. Ed esistono ancora interpreti che hanno avuto contatti con i grandi musicisti delle generazioni passate. Uno è il pianista Michel Bourdoncle, che ha lavorato con Pierre Boulez e ora ne eseguirà a Città di Castello un brano, accostandolo ad altri di meno noti compositori francesi del Novecento e anche ai Nocturnes di Chopin, perché il vero tema del festival di quest’anno è non soltanto la Francia ma anche i francesismi, cioè la musica composta in Francia da autori non francesi».

Ci sono anche delle coproduzioni con l’altro ‘suo’ festival, l’Emilia Romagna Festival.

«Bisogna lavorare sempre tenendo conto dei problemi di budget. Con l’Emilia Romagna Festival già negli anni scorsi abbiamo fatto varie coproduzioni, che consentono ai musicisti di lavorare di più, ai pezzi nuovi di girare di più e alle istituzioni di risparmiare, soprattutto sulle spese di viaggio. È una il concerto inaugurale con la Chengdu Symphony Orchestra, un’ottima formazione diretta da Chen Lin, vincitore del prestigioso premio Mitropoulos, e con la partecipazione del ben noto violinista Ning Feng, vincitore del Premio Paganini nel 2006. Eseguiranno musiche cinesi di Zhao Jiping e Wen Ziyang e questo rientra in un progetto sulla Via della Seta, che portiamo avanti da anni, perché la Cina sta investendo molto sulla cultura e in particolare sulla musica. Ma eseguiranno anche Ravel. E ci sarà anche la prima esecuzione assoluta di Preludio al Cantico, una composizione per coro e orchestra firmata da Nicola Piovani: è un modo per ricordare l’ottocentesimo anniversario del Cantico delle Creature di san Francesco d’Assisi. Il giorno dopo questo concerto sarà replicato all’Emilia Romagna Festival».

Piovani, come tutti sappiamo, ha vinto un premio Oscar con la sua musica per La vita è bella. La di musica da film ha molto spazio nel festival di quest’anno.

«Esatto. Simmetricamente al pezzo di Piovani nel concerto inaugurale nel concerto di chiusura ci sarà un pezzo dell’inglese Rachel Portman, la prima compositrice donna a vincere un premio Oscar: scrive in una deliziosa forma classica e insieme ai Solisti Veneti diretti da Giuliano Carella suonerò un suo brano scritto apposta per me, che pochi giorni fa abbiamo eseguito in prima assoluta all’Emilia Romagna Festival e che ora stiamo portando in altri festival in Italia e all’estero».

Massimo Mercelli
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Anche altri concerti sono collegati all’arte cinematografica.

«Ho cercato di essere abbastanza multimediale. Piovani in persona sarà protagonista di un concerto dedicato interamente a lui. Un altro concerto sarà dedicato a Truffaut, che ovviamente non era un compositore ma un grandissimo regista: ne sarà protagonista un gruppo di ottimi musicisti jazz, tra cui Rita Marcotulli, Javier Girotto e Roberto Gatto. Multimediale è anche il progetto sul Piccolo principe di Saint-Exupéry, con la voce recitante di Vanessa Gravina e le musiche di Bacalov, Nyman e Glass, scritte in gran parte per me, quando anni fa ne ho fatto una versione diversa ma simile, che Catherine Spaak ed io abbiamo eseguita molte volte. Quando lei è venuta a mancare, per me è stato come la perdita di una persona di famiglia e ho deciso di non eseguire più questa musica. È stata la Gravina a spingermi a riproporla. È un melologo puro, solo testo e musica, senza quei siparietti che io detesto, perché distraggono e basta».

Paradossalmente Parigi è stata una delle capitali della musica italiana, perché a partire da Lully tanti compositori italiani si sono stabiliti in Francia e vi hanno portato lo stile italiano, influendo profondamente sulla musica francese, da cui sono stati a loro volta influenzati.

«Infatti abbiamo messo in programma anche musiche composte in Francia da Rossini, che trascorse a Parigi gli ultimi quarant’anni della sua vita, e da Casella, che invece ci visse da giovane. Ma hanno avuto un ruolo importante in Francia tanti altri musicisti italiani, come Aldo Ciccolini, di cui non possiamo eseguire nulla, essendo stato non un compositore ma un interprete. Però lo ricorderemo egualmente, grazie a uno dei suoi ultimi allievi, il pianista Marco Scolastra, che suonerà musiche di Rossini e Satie. A proposito del Rossini ‘francese’, il pianista Alessandro Marangoni suonerà un’ampia scelta dei suoi Pechés de vieillesse».

Due concerti sono dedicati alla mélodie francese, che ha prodotto tanti piccoli (per dimensioni) ma grandi capolavori, oggi quasi dimenticati.

«È stato infatti necessario un attento lavoro di ricerca di questi brani, perché questo repertorio estremamente raffinato è in via di sparizione, anche nella Francia stessa».

Abbiamo dato una panoramica quasi completa del Festivadelle Nazioni 2025. Forse è rimasto fuori qualcosa?

«Vorrei ricordare il progetto a cura di Guido Barbieri per i cinquant’anni dalla morte di Pasolini, intitolato Enrique Irazoqui e Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini (ricordiamo che Irazoqui interpretò Gesù nel film di Pasolini). Vi è coinvolta anche l’Orchestra Filarmonica Umbra Vittorio Calamani, un’importante giovane realtà musicale, che proprio in questi giorni è stata riconosciuta come orchestra territoriale della regione. Diamo spazio al territorio anche con l’Umbria Ensemble, che insieme a Massimo Quarta suona il bellissimo Concerto op. 21 di Chausson, che raramente si ascolta in Italia. Inoltre c’è un progetto con l’Ensemble Suono Giallo, un ottimo gruppo locale, protagonista di vari appuntamenti pomeridiani a Città di Castello e in alcuni centri dei dintorni. E un altro progetto intitolato Maestri e Allievi, con la Scuola comunale di Musica G. Puccini».

Ma c’è ancora dell’altro: i concerti del grande fisarmonicista francese Richard Galliano, dell’Italian Saxophone Quartet, del Beltrani Modern Piano Trio, del Dynamis Piano Quartet, del Trio Rinaldo (vincitore del Concorso Burri per gruppi da camera nel 2024) e dei finalisti del Concorso Burri 2025.

Qui il programma completo e dettagliato.

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